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Sì a nuove regole ma non punite chi pubblica notizie

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Caro Quagliariello, sulla testata del New York Times c'è una frase: «All the News That's Fit to Print», tutte le notizie che meritano di essere stampate. Cerco sempre di rifarmi a questo motto ogni volta che decido di pubblicare una notizia. La mia posizione sul tema delle intercettazioni è cristallina: voglio esser libero di dare ai lettori de Il Tempo tutte le notizie che meritano di essere pubblicate e proprio per questo penso che non si possa andare avanti così. Siamo al grado zero del giornalismo ed è bene darsi una regolata. È dall'epoca di Mani Pulite che i quotidiani si sono trasformati nella buca delle lettere delle procure. Tutti i cronisti hanno delle fonti confidenziali, il mestiere si fa così e la mia agenda ne è piena. Ma le verbalate e le spiate telefoniche pubblicate sui giornali sono diventate una patologia, un virus che sta distruggendo il buon giornalismo. Non siamo in presenza di eroici cronisti che trovano lo scoop della vita, ma davanti a un'orrenda fabbrica di verbalate a orologeria. Quando un cronista diventa il portavoce dei pm, quando un reporter fa carriera perché si fa strumento dell'accusa dimenticando completamente la difesa, quando l'analisi lascia il campo ai teoremi, quando la penna pretende di fare il lavoro del plotone d'esecuzione, allora si fa prima a stampare un bollettino con la testata della procura e il logo della ghigliottina. Per questo serve una buona legge, equilibrata, non scritta dagli avvocati-parlamentari e con il contributo dei giornalisti che amano questo mestiere. Una legge che tenga conto dei diritti della difesa, che non sia un impedimento a chi conduce le indagini e che non dia un colpo alla libertà di stampa. Mi fa sorridere che in queste ore parli di libertà anche qualche pennivendolo che le notizie non le ha mai date e mai le darà perché gli mancano stoffa e coraggio. Caro Quagliariello, la legge ha avuto numerosi cambiamenti in corso d'opera. Mi sono sempre dichiarato contrario alla versione che, di fatto, impediva la pubblicazione di gran parte delle notizie di cronaca giudiziaria e per questo ho firmato l'appello del sindacato. Ma essendo un uomo libero, non intruppato e senza fette di salame sugli occhi, posso anche dire tranquillamente che l'ultima stesura è migliore ma soprattutto migliorabile. Sono convinto che una nuova legge sia necessaria, ma spero che sia fatta non per punire il giornalista e l'editore - ultimo anello della catena - ma il magistrato e il pubblico ufficiale che violano la legge sulla quale hanno giurato. Noi scriviamo e serviamo i lettori, gli altri servono lo Stato. Il Parlamento è arrivato a varare questa legge con colpevole ritardo e qualche pasticcio di troppo. La sinistra non darà una mano al centrodestra perché non si è mai liberata dell'abbraccio mortale della magistratura e Di Pietro e il suo giustizialismo fanno paura. Ma non è mai troppo tardi per fare meglio. Più che i pareri del sindacato unico, avreste dovuto ascoltare quello dei direttori dei giornali, ogni giorno impegnati a confrontarsi con il difficile mercato dei quotidiani. Avreste appreso - almeno da quelli che parlano con la lingua della verità - come funzionano le cose nel nostro mondo. Detto questo, non penso che siamo in presenza di un colpo di Stato né che Berlusconi sia un dittatore. Anzi, credo che l'era berlusconiana sia stata condizionata dalle storture della Giustizia e da assalti giudiziari che avevano fini politici. Quando sarà il momento dei fatti e non delle fandonie, la storia darà a Berlusconi grandi meriti e ben pochi torti. Il tempo (con la t minuscola) è galantuomo e Il Tempo (con la t maiuscola) piuttosto tenace. La storia delle inchieste di Bari e di Trani che stiamo raccontando è l'esempio di come la legge sulle intercettazioni sia necessaria. Quando finanzieri, magistrati, giornalisti, avvocati e politici fanno a gara per spifferare ai giornali anti-governativi notizie, verbali e intercettazioni per sputtanare il presidente del Consiglio, vuol dire che siamo arrivati alla frutta e il pranzo che finora abbiamo mangiato - tutti - non serve a tirare a campare ma a tirare le cuoia. Proprio per queste ragioni, la prima pagina del giornale che dirigo non uscirà mai in bianco. Qui non facciamo sceneggiate, pubblichiamo notizie.

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