Dame di ferro: Emma dice no al Cav
Polverini prepara la contromanovra
Il premier Silvio Berlusconi è un imprenditore come lei. Stessa formazione: pragmatismo e voglia di fare. Ma la comunanza di ideali con il premier non ha ammorbidito le posizioni di Emma Marcegaglia nei confronti dell'operato del governo. Nessuna critica dura e diretta. Ma un'attenta e costante valutazione di ogni passaggio. E poi nessuna combutta con quello che è pur sempre uno di loro. Il capo di Confindustria lo ha dimostrato nel corso dell'ultima assemblea della sua associazione. Ha letto la sua relazione esprimendo critiche non proprio velate al governo e all'establishment politico in generale. Un colpo basso accusato dal premier. Che, salito sul palco, ha cercato di riconquistare i cuori raffreddati dei suoi ex colleghi industriali chiedendo ufficialmente alla Marcegaglia di prendere il posto del dimissionario Claudio Scajola nel ruolo di ministro dello Sviluppo Economico. Una lusinga a cui Emma non ha ceduto. A decidere per lei la platea che l'ha idealmente tenuta stretta a sé e dunque a Viale dell'Astronomia. Niente compromessi, insomma, ha mandato a dire la lady di ferro dei confindustriali al premier. Che ora sente il fiato di Emma sul collo. Così solo dopo qualche giorno Berlusconi è tornato all'attacco. E ha riproposto la sua offerta: «Venga a fare il ministro. Non si può solamente criticare l'operato del governo». Niente da fare. Altro schiaffo dalla minuta imprenditrice mantovana a Berlusconi. «Ognuno deve fare il suo mestiere, io faccio il mio e lui il suo» ha sibilato nel corso di una conferenza stampa. Marcegaglia non si è certo nascosta nel rimarcare la sua indipendenza di giudizio dall'esecutivo. «In un paese moderno, ognuno deve fare la sua parte. Io faccio il presidente di Confindustria e cerco di farlo in modo chiaro interpretando le istanze che rappresento. Io faccio il mio mestiere e lui il suo». Dura ma efficace. Anche perché questo atteggiamento, per la leader di Confindustria, «migliora la dialettica e le decisioni che vengono prese per il Paese». Non è un duello solo con il presidente del Consiglio. La Marcegaglia usa la frusta anche contro i ministri e, in particolare, contro quello dell'Economia, Giulio Tremonti architetto della manovra lacrime e sangue per riportare i conti italiani in ordine. Sarà anche una manovra correttiva ma non basta. «Nella nostra opinione i tagli andrebbero addirittura rafforzati» ha spiegato giusto ieri la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, indicando che era questa la strada da seguire con la manovra economica. Bacchettate dunque. Ancora. E sempre in quella direzione. Al governo che non osa. Non fa le riforme strutturali, quelle vere. Quelle in grado di far cambiare veramente la marcia al Paese. Ieri lo ha ribadito di fronte alla Commissione Bilancio del Senato. La leader degli industriali ha ribadito il giudizio di Confindustria rilevando anche che nella manovra c'è una «parte limitata di riforme strutturali che cambiano il perimetro dello Stato». Provvedimenti «che non sono strutturali ma limitati nel tempo». E «accanto a questo pensiamo - ha aggiunto Emma Marcegaglia - che bisogna pensare alla crescita»: le misure di stimolo alla ripresa economica «non sono sufficienti». Certo Silvio ci sta provando. Ma per ora di strutturale è uscito poco. E così la frusta di Emma è sempre lì. Bene in vista e pronta a essere usata.