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Rai, magistrati e manovra Torna il ciclone Silvio

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La Rai, i magistrati, le intercettazioni, il terremoto, il turismo e la manovra. Berlusconi è un ciclone e non risparmia nessuno. L'opposizione urla al piano eversivo, al conflitto d'interessi, tira in ballo anche il fascismo. «Aprite un giornale e accendete la Tv pensando di chiamarvi Berlusconi, di essere me. Se dopo dieci minuti non vi viene la nausea, mandatemi una lettera dicendomi che ho torto», il premier sfida la platea di Federalberghi. Insomma «mettetevi per qualche minuto nei miei panni», insiste. Ma poi sorride, niente paura, assicura, «resistiamo».   Il contratto Rai. La giornata comincia con il vertice del Pdl a Palazzo Grazioli. In qualità di ministro ad interim dello Sviluppo economico, Berlusconi avrebbe ipotizzato di non firmare «il contratto di servizio della Rai se continua ad essere faziosa». Una battuta, minimizzano i suoi, ma la polemica è innescata. Di Pietro la prende come «la dimostrazione di uno stato d'animo fascista e piduista, che impedisce al nostro paese di chiamarsi democratico», il Pd ci vede non solo il «conflitto d'interessi» ma un vero e proprio «atto intimidatorio». Alla fine è il protavoce del premier, Bonaiuti, a tagliare la testa al toro: «Le frasi attribuite al presidente Silvio Berlusconi in merito al contratto di servizio della Rai non sono mai state pronunciate». Magistrati. Passano poche ore e Berlusconi, all'assemblea di Federalberghi, attacca i giudici politicizzati che bloccano l'azione del governo e arrivano a «sostituirsi al popolo sovrano». Il premer è stufo delle critiche, dei suoi scarsi poteri, delle «forche caudine» cui ogni legge deve sottostare tanto da rendere «un calvario quotidiano» farne una. Lo dice chiaro e tondo: «La sovranità non è più nelle mani del popolo, ma in quelle di alcuni pm che attraverso la Corte costituzionale si fanno abrogare le leggi». Quei pm che «respingono un cittadino innocente, dopo il primo grado, nel girone infernale dei processi perché con il loro mestiere ci guadagnano, perché vogliono dimostrare il loro teorema accusatorio, perché gli stai antipatico o solo per pregiudizio politico». Terremoto all'Aquila. Sempre per colpa dei pm politicizzati, insiste Berlusconi, che con accuse «assurde» hanno messo sotto inchiesta la Protezione Civile per la mancata evacuazione dell'Aquila prima del terremoto, ora gli uomini di Guido Bertolaso è meglio che non vadano più in Abruzzo: «Rischiano che qualcuno che magari ha avuto dei familiari morti sotto le macerie e con una mente fragile gli spari in testa». È scontro: protestano i magistrati e il segretario del Pd, Bersani: «Berlusconi sta mettendo le mani avanti perché sa benissimo che, finito lo show, l'Aquila è nel dramma».  Intercettazioni. La mediazione sul ddl non lo soddisfa in pieno: «È passato all'unanimità in ufficio di presidenza e io soltanto mi sono astenuto perché la legge non risponde del tutto alle promesse che avevamo fatto nel programma». Ma va bene lo stesso, è più importante approvare una norma che «le lobby dei magistrati e dei giudici hanno tentato di bloccare» ma che è comunque un buon compromesso, un primo soddisfacente passo «nel lungo cammino per il nostro diritto alla libertà». E qui è il presidente della Camera Fini a intervenire: «Sono certo che Berlusconi concordi con me sul fatto che la nuova formulazione del ddl fa sì che esso di certo non contrasti con altri impegni presi con gli elettori: quelli in materia di lotta alla criminalità e di difesa della legalità». Tassa di soggiorno. Al ministro Brambilla non piace. Non piace nemmeno agli albergatori. Il Cavaliere assicura: «La tassa di soggiorno a Roma, una decisione che è stata presa alle mie spalle, sarà solo una extrema ratio».   Sacrifici e tasse. Berlusconi difende la manovra di «pochi sacrifici» e promette ancora la riduzione delle tasse «appena si può». Bacchetta la presidente di Confindustria Marcegaglia per il suo no al posto di ministro dello Sviluppo economico: «Mi ha fatto una lunga lista di richieste e io le ho detto vieni tu a fare queste cose - recrimina il premier - Sapevo che il mio invito non sarebbe stato accolto ma adesso attenti perché non si può solo criticare chi al governo ha tutte le responsabilità».  

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