Dalle feste sesso e potere agli investigatori stalker

La storia si ripete. Stesse scene, nuovi protagonisti. Le indagini pugliesi sono partite da rapporti sessuali pericolosi, e ora chi indagava è finito nel mirino degli inquirenti sospettato delle stesse intese guascone e un po' spericolate. È la strana morale della valanga giudiziaria che da Bari è arrivata a Roma, a palazzo Grazioli, residenza del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, per riscendere nello Stivale. In principio c'è stata la escort Patrizia D'Addario. Nel giugno 2009, il suo nome fa un baccano a luci rosse: a giudici e Guardia di finanza baresi racconta di aver partecipato a festini nella residenza romana di Berlusconi. Di essersi incontrata col premier. E di aver portato anche altre "colleghe". Ma come fa una escort ad arrivare al capo del Governo? Dalle dichiarazioni ai pm salta fuori il nome dell'imprenditore pugliese Gianpaolo Tarantini, descritto come un organizzatore di seratine hard, una cortesia che pagherebbe di tasca sua e riserverebbe soprattutto a politici, senza distinzione di schieramento, in cambio di favori per la sua impresa. Da qui parte la seconda tranche dell'indagine. Tarantini finisce indagato: per corruzione, favoreggiamento della prostituzione e cessione di cocaina, ma anche per affari andati avanti coi favori di politici pugliesi. Davanti ai magistrati l'imprenditore conferma tutto: di aver fornito ragazze a Berlusconi, ignaro del fatto che venissero pagate, ma anche al vicepresidente del Partito democratico della Regione Puglia, Sandro Frisullo. È una bufera. A luglio il governatore si dimette. «Le attenzioni da me avute nei confronti di Frisullo mi hanno consentito - dice Tarantini - di essere dallo stesso presentato al direttore amministrativo della Asl di Lecce». Motivo? L'imprenditore pugliese aveva bisogno di «un'accelerazione dei pagamenti per le prestazioni effettuate» dalle sue aziende e «l'esecuzione di una delibera adottata in materia di acquisto di tavoli operatori. So che Frisullo ha rappresentato più volte le mie esigenze al dottor Valente». L'inchiesta su sesso e politica alla pugliese si fa ancora più piccante. Dagli accertamenti richiesti dai pm Roberto Rossi e Lorenzo Nicastro emerge che Tarantini avrebbe offerto ai due assessori dell'epoca sia le performance sessuali di escort che usava per avvicinare i politici e incassare un loro impegno per ottenere appalti dalla Regione Puglia sia le prestazioni sessuali di donne che al potente di turno chiedevano un posto di lavoro. Tra queste un'avvocatessa salentina di 28 anni che si sarebbe concessa in più occasioni ricevendo in cambio la promessa di un contratto di consulenza con la Regione Puglia. Si parla di un regalo di 40-50.000 euro per un anno. Tutto viene a galla. In particolar modo sui giornali, che pubblicano i verbali degli interrogatori piccanti. Come fanno ad averli? Dalla domanda si passa a un altro nuovo sospetto: una gola profonda tra gli investigatori. I magistrati la individuano e l'arrestano: è il colonnello della Finanza Salvatore Paglino. Ma perché l'ufficiale che indagava avrebbe spifferato segreti istruttori? Spunta di nuovo l'ombra del sesso che addirittura avrebbe trasformato l'ufficiale in un persecutore, di escort e giornaliste. L'accompagnatrice barese Terry De Nicolò riferisce in Procura a Bari di aver fatto salire Paglino a casa sua «una o due volte per prendere un caffè». I giudici aggiungono: il militare in un mese e mezzo l'ha ossessionata chiamandola e inviandole sms per 180 volte. E sul rapporto con la giornalista: «Non si era rivolta con quelle modalità a Paglino per caso, ma perché perfettamente a conoscenza del fatto che l'ufficiale era alla ricerca costante di contatti e occasioni di incontro con persone di sesso femminile....».