Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Chi lavora non invecchia E magari fa più carriera

Una donna sul posto di lavoro

  • a
  • a
  • a

Ma è davvero una sciagura farci lavorare fino a 65 anni? Ma siamo sicuri che alle donne, a tutte, anche alle travet, dispiaccia? Non è la solita battaglia retrograda - e antifemminista - dire che loro, le signore, non ce la fanno a stare in pista altri cinque anni? E per quale motivo, poi? Per fare gli angeli del focolare? Per accudire figli bamboccioni? E perché solo e sempre le donne? Se parità dev'essere, che sia.   Lo dice anche Emma Bonino, e su questo specifico tema. Lei che poi tanto feeling con Brunetta e C. non l'ha mai esplicitato. Perché se le mogli lavorano un po' di più, saranno i mariti over 60 a infilarsi il grembiule, ad accompagnare il nipotino a scuola, a prendersi cura degli anziani di casa. Mica è più tempo di despoti. Oneri e onori vanno divisi. Insomma, è questione di dignità. Perché le donne dovrebbero essere esauste, stressate e trattate come vecchie da mandare in pensione prima di lorsignori? Guardiamola dall'altro punto di vista.   Continuare a lavorare significa non infilarsi le pantofole prima del tempo, avere più cura di sé, perché confrontarsi ogni giorno con estranei impone capelli a posto, l'abito alla moda, un filo di rossetto. C'è anche un altro motivo. Si dice che le donne fanno poca carriera. Che non arrivano mai ai vertici. Dare loro cinque anni di tempo in più significa possibilità di promozione. Di acciuffare uno stipendio più sostanzioso. Chissà, di levarsi lo sfizio di diventare direttore generale, o preside. Ho visto una volta scritto dietro la scrivania di un'impiegata: «Lavorare tiene lontane le rughe». Fateci un pensierino. Anche quelle che non vogliono essere donne in carriera.

Dai blog