Berlusconi: "Costituzione datata"
Intervenendo all'assemblea di Confartigianato il premier Silvio Berlusconi ha rilanciato tutte le sue parole d'ordine contro «l'oppressione fiscale e burocratica», la «montagna inestricabile di lacci e lacciuoli» che frenano l'attività economica, e rinnovato la promessa di facilitare la vita alle imprese: con lo sportello unico, lo Statuto delle pmi («entro l'autunno»), un «codice unico» di norme fiscali («entro la legislatura») e l'annunciata sospensione di tutte le autorizzazioni richieste per avviare un'impresa. Modificando anche la Costituzione, «datata» e «catto-comunista», quindi carente per quanto riguarda i diritti delle imprese e il mercato. In Italia, ha ricordato Berlusconi alla platea di artigiani, «lo Stato si è sviluppato in maniera eccessiva e prende a noi cittadini il 50 per cento di ciò che produciamo e dà molto di meno in termini di servizi». «Non c'è solo l'oppressione giudiziaria e fiscale, ma anche l'oppressione burocratica», e questo perchè «negli anni '70 la cultura comunista è stata improntata al sospetto verso l'uomo e le sue iniziative: se uno fa impresa viene considerato uno sfruttatore e un evasore». Invece «per noi - ha aggiunto - gli imprenditori non sono quelli dipinti da Scalfari domenica scorsa, ma quelli che ogni giorno rischiano in proprio e del proprio», certamente per il loro guadagno, ma che per la «magia del mercato» si trasforma in ricchezza per tutto il Paese. Secondo i più autorevoli rapporti internazionali, ha insistito il premier, l'Italia è «uno dei Paesi in cui è più difficile fare impresa, a causa di una burocrazia inefficiente, della mancanza di infrastrutture e di una giustizia civile lenta». «Le energie per la ripresa non stanno nei sussidi pubblici o nell'eccesso di regole, ma nella responsabilità e libertà delle imprese». Per questo, Berlusconi ha menzionato la necessità di porre fine alla «processione di controlli da parte delle autorità» nei confronti delle imprese ed espresso l'intenzione di «andare verso una verifica unica, con una amministrazione capofila che entro due mesi concordi con gli imprenditori cosa fare, come farlo e in che tempi». «Vogliamo arrivare - ha spiegato il premier - a un nuovo sistema in cui non si debbano chiedere più permessi, autorizzazioni, concessioni o licenze, che sono per me un linguaggio e una pratica da Stato totalitario, da Stato padrone che percepisce i cittadini come sudditi». L'obiettivo del governo è quindi un sistema in cui «basterà una comunicazione allo sportello unico dell'impresa». «Domani - ha assicurato Berlusconi - approveremo il regolamento dello sportello unico. Ma non ci basta: vogliamo arrivare alla 'impresa in un giornò». Il premier si è anche impegnato a far sì che lo Statuto delle piccole e medie imprese, che tra l'altro prevede un «limite alla tassazione complessiva» sulle aziende, sia legge «entro l'autunno». Inoltre, ha rilanciato l'idea, annunciata giorni fa dal ministro Tremonti al vertice G20, della sospensione, «a titolo di esperimento per due o tre anni», di tutte le autorizzazioni richieste prima di aprire un'attività. Per questa misura «pensiamo a una legge ordinaria», ma bisogna anche «riscrivere l'articolo 41 della Costituzione», ha avvertito. Una Costituzione «molto datata», in cui «si parla molto di lavoro e quasi mai di impresa» (solo nell'art. 41, per limitarne la libertà d'azione) «e mai una sola volta è citata la parola 'mercatò», perchè frutto del compromesso tra democristiani e comunisti. Fa sempre parte del «Dna» del governo, ha inoltre confermato il premier, la riduzione della pressione fiscale: «Su questo vogliamo impostare la riforma fiscale, semplificando tutte le norme e arrivando ad un unico codice entro la legislatura».