Sale la protesta contro la manovra
La manovra non è leggera, ci sono i tagli, sacrifici soprattutto per il pubblico impiego, ma guardando oltralpe non va meglio. Ieri Berlino ha varato il più grande pacchetto di austerità mai visto nella Germania del dopoguerra: una maxi-manovra finanziaria da oltre 80 miliardi di euro in quattro anni che prevede tra l'altro la riduzione di migliaia di dipendenti pubblici, riduzione dei fondi alla Difesa e pesanti sacrifici nel sociale. Il Cancelliere Angela Merkel è intenzionata a mantenere la barra dritta nonostante l'alto tasso di impopolarità delle misure e nonostante sia stata costretta a far ingoiare ai tedeschi gli aiuti alla Grecia. Anche lì e un po' in tutta Europa non sono mancate le proteste ma i governi sono stati inflessibili. In Italia dove la manovra ha un'entità inferiore c'è il rischio che venga comunque annacquata nel passaggio parlamentare. Già ha perso alcuni pezzi e si profila un ampliamento delle categorie che resteranno fuori dalla chiamata ai sacrifici. Il presidente della Confindustria Emma Marcegaglia ha polemizzato con chi si oppone ai tagli. «Chi protesta dice una cosa contro il Paese e il governo deve resistere ai tentativi di ridurne la portata. Anzi, di tagli ne andrebbero fatti di più». «Avere i conti pubblici in equilibrio è essenziale e chiediamo alla politica - dice Emma Marcegaglia - di fare scelte molto precise, anche impopolari, se necessario. Ora però bisogna pensare alla crescita: magari non è la manovra il posto giusto dove deciderlo, ma bisogna snellire la burocrazia, ridefinire i confini della presenza dello Stato ora troppo ampia e riavviare gli interventi per le infrastrutture». Le lobby già lavorano di cesello dietro le quinte pronte a sferrare l'attacco alla diligenza a colpi di emendamenti. Per ora c'è una sventagliata di scioperi e manifestazioni. Ieri a Piazza Navona ha manifestato il mondo della cultura contro i tagli ai fondi e la soppressione di alcuni enti. In prima fila Daniele Lucchetti, Giulio Scarapati, Moni Ovadia, Renato Zero, Paolo Sorrentino, Nanni Moretti, Giuliano Montaldo, Ascanio Celestini, Stefano Rulli, Michele Mirabella. Sempre sul piede di guerra la magistratura. I magistrati amministrativi si asterranno per due giorni consecutivi dalle udienze a partire dal 21 giugno. Il Pd sta cavalcando queste proteste a cominciare da quelle dei megistrati e dei medici e del personale della scuola. Intanto prepara i suoi emendamenti per chiedere un ritocco della prima aliquota Irpef e fissare al 20% l'aliquota sulle rendite finanziarie. Ad anticiparlo è stato il responsabile economia del Partito democratico, Stefano Fassina, al termine di una riunione della consulta dedicata proprio alla manovra variata dal governo. Di certo, ha detto Fassina, «non toccheremo i titoli del debito pubblico ma la richiesta riguarderà anche le obbligazioni». E ieri si è mosso anche l'Anci: il pasto dei bidelli che danno assistenza durante la mensa scolastica rischia di «saltare» per mancanza di fondi, è l'allarme lanciato dai Comuni. Immediata la reazione dei sindacati con la Cgil che teme per la mensa degli alunni mentre la Cisl invita i Comuni a battere cassa in viale Trastevere senza penalizzare il personale scolastico. L'Anci, che in più occasioni ha fatto sentire la propria voce per far presente al governo le difficoltà economiche in cui si trovano i Comuni, ulteriormente aggravate dall'ultima manovra finanziaria, ieri ha rilanciato. «Non è di nostra competenza pagare il pasto ai bidelli ma del ministero, in quanto i bidelli sono dipendenti del ministero e non esiste alcun accordo che preveda qualcosa di diverso». E lo stesso discorso varrebbe per il personale insegnante statale che usufruisce della mensa scolastica «sia in entrata sia in uscita» e di nuovo sulle spalle dei Comuni. «Il ministero versa ai Comuni un rimborso minimo che non è più sufficiente, in alcuni casi non riesce a coprire neanche la metà del reale costo del pasto».