«Il mondo del lavoro si è sentito tradito dalla sinistra».
«Illavoro - spiega - è oggi emarginato e frantumato ed è entrato in conflitto con la sua tradizionale rappresentanza, quasi con un sentimento di rancore: si è sentito tradito dalla sua tradizionale rappresentanza politica. Ad esempio, l'operaio leghista guarda la sinistra come la forza che non è stata capace di mantenere la sua promessa storica. Non è un fenomeno solo italiano, ma il lavoro emarginato, umiliato, frantumato, è diventato terreno fertile di un populismo reazionario». «Nel nostro tempo - prosegue - il rischio è che la politica venga scavalcata dal potere reale, esercitato da questa grande potenza anonima che è il capitalismo finanziario internazionale, dove il mondo è amministrato dai tecnici e i politici parlano in televisione. In sostanza questo parlare in televisione dei politici è sostanzialmente ininfluente». Per questo, secondo D'Alema, «la sinistra non può rinunciare allo sforzo di rimettere radici nel mondo del lavoro». «Il rischio della sinistra - conclude - è quello di assistere al passaggio da una "sinistra potenza", espressione cioè delle forze produttive moderne, in grado di incarnare le trasformazioni sociali, il progresso e la crescita del benessere, ad una sinistra "coscienza critica". Se fosse davvero questo il destino della sinistra, lasciando alla destra la capacità di rappresentare il blocco di forze produttive, tenute insieme dal popolo della partiva iva, la sinistra si condannerebbe ad un ruolo minoritario, un ruolo di minoranza etica, in un dimensione predicatoria perdendo la capacità di rappresentare quegli interessi sociali che oggi sembrano in gran parte monopolizzati dalla destra».