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Non ne vogliono sapere di ridurre i costi

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.L'obiettivo è recuperare le somme sborsate dal governo per affrontare la crisi e ridurre il deficit. L'operazione americana però ha avuto scarso seguito in Europa. Al momento ci sono solo delle dichiarazioni di intenti da parte di Francia e Germania ma nulla di più. La riunione di martedì dell'Ecofin dovrebbe affrontare il tema ma nella prospettiva di creare con il gettito dell'imposta un fondo per finanziare i possibili salvataggi futuri di banche in difficoltà. E in Italia? Nella manovra economica di Tremonti non c'è traccia di interventi sulle banche. Gli istituti fanno parte di quella categoria di intoccabili che vengono puntualmente risparmiati dalle operazioni contro la crisi. Eppure le commissioni bancarie non conoscono crisi. Lo stesso Governatore di Bankitalia Mario Draghi è più volte intervenuto sui costi delle attività degli istituti. Da una relazione della Commissione europea su questo tema emerge che l'Italia è tra i paesi i cui cittadini spendono di più per la gestione dei conti correnti e, assieme ad Austria, Francia e Spagna, presenta risultati insoddisfacenti in materia di trasparenza. Tra i problemi specifici vi sono le informazioni che in molti casi sono di difficile comprensione, costi bancari opachi, problemi con la consulenza e un livello piuttosto basso di cambio di banche. Secondo le rilevazioni della Federconsumatori nelle banche vengono ancora praticati tassi e condizioni fuori della media europea, con i mutui che costano interessi più elevati dello 0,59% della media Ue e del 2,16% in più sui prestiti personali, che costringono i cittadini italiani a sborsare ben 361 euro in più l'anno per un mutuo di 100.000 euro, con una maggiorazione di 10.830 euro a fine mutuo vero handicap competitivo rispetto ai cittadini d'Europa. Inoltre i prestiti personali hanno un costo superiore del 2,16% che comporta un maggiore esborso di 368,40 euro l'anno. Ci sono costi che vengono applicati ai correntisti più sprovveduti come l'invio di estratti conti cartacei o dell'informativa riguardante il cambiamento del tasso applicato; la media è di 2-3 euro a invio. Altra spesa è quella per la chiusura di un conto. La banca chiede praticamente sempre di pagare qualcosa se negli anni precedenti si è andati in rosso, oppure non si sono rispettati i tempi per il rientro di un prestito o di un finanziamento ipotecario. C'è il rischio che con una chiusura che sfori temporalmente il trimestre ci sia l'obbligo di pagare interessi e spese trimestrali. C'è poi la spesa per versare assegni, operazione che riesce a costare oltre 10 euro anche da una banca italiana verso un'altra banca italiana. Un onere è la gestione dei risparmi.

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