Pdl e Lega se le suonano Ha riaperto il saloon delle libertà
Bordello. Troglodita. Per il piacere di tutti ha riaperto i battenti in grande stile il saloon delle libertà. Il centrodestra non è mai stato al cloroformio, ma i colpi sotto la cintola tra Fabrizio Cicchitto e Francesco Speroni sono qualcosa che non va liquidato come una rissa qualsiasi. Non ho nessuna intenzione di sparare sul pianista, però due o tre cose sui rapporti tra Lega e Pdl è il caso di dirle, a futura memoria. Secondo il padano Speroni «il Pdl somiglia più a un bordello che a una casa». Detto da un maestro di stile come lui, uno che si presentava a Montecitorio con un cravattino da cow boy non è male. Avrei liquidato le parole in libertà di Speroni nel nostro abrasivo Discorosso, ma le dichiarazioni dell’europarlamentare del Carroccio, rilasciate come se fosse in un’osteria di Busto Arsizio, meritano qualche riga in più perché sono una spia di quel che s’agita nella pancia della Lega. Nella pancia e anche nella testa. Speroni afferma che nel Pdl «entrano tutte le puttane della Prima Repubblica», poi attacca a freddo Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl, liquidandolo come un ferrovecchio del passato perché lui, Speroni, non può dimenticare «che era capogruppo dei socialisti». Dulcis in fundo, afferma con sprezzo del ridicolo che «nella Lega non c’è nessuno che apparteneva alla Prima Repubblica». Speroni si rilegga bene le biografie dei suoi compagni di viaggio. Scoprirà delle cose interessanti sulla loro militanza del passato, ma al contrario di Speroni noi pensiamo che non ci sia nulla di sbagliato. É la storia personale di un partito ricco di individualità che hanno fatto esperienza prima di salire sul Carroccio di Umberto. Il problema però è che quando un esponente politico che è stato ministro delle riforme (a zero risultati) dice queste cose pensando di poterle dire senza violare alcun vincolo di lealtà, evidentemente qualcosa non va. Conosco Cicchitto da molti anni, più di una volta ci siamo sonoramente mandati a quel paese, ma vedendo cosa deambula nel Palazzo, posso affermare che Cicchitto è uno dei pochi che conosce la politica e la sa fare. In un Parlamento composto da troppi eletti per caso (a destra e a sinistra), senza arte né parte, lui almeno ha una storia. É stato socialista e dalla parte di un uomo ferito e morente - Bettino Craxi - quando quasi tutti lo avevano abbandonato per viltà e opportunismo. A differenza dei tanti ectoplasmi che girano intorno al leader, è uno che ha le palle per dire a Berlusconi cosa è giusto e cosa è sbagliato. Cicchitto si difende benissimo («troglodita» è replica perfino troppo colta), ma la Lega nel momento in cui si ridisegna l’assetto istituzionale del Paese deve darsi un profilo più serio e istituzionale. É nella stanza dei bottoni da molti anni, l’era del partito anti-sistema è passata, pretendere di essere di lotta e di governo a lungo andare non porterà i benefici attesi. Sarò chiaro: il partito di Bossi per fortuna non è la metafora di Speroni, ma bisogna dire che negli ultimi tempi alcuni segnali del Carroccio sono poco incoraggianti. Il movimento dell’Umberto ha meriti enormi: ha rotto il politicamente corretto che ammorba il dibattito pubblico italiano, ha riaperto il tema della natura e identità del Paese, riportato sulla terra gli intellettuali della Magna Grecia che discutevano del nulla mentre il Paese aveva (e ha) bisogno di riforme. Senza la Lega non c’è centrodestra, ma senza il Cavaliere e il fenomeno del berlusconismo la Lega sarebbe ancora nelle valli. Per questo liquidare il Pdl come «un bordello» è profondamente sbagliato. E per questo ostentare la propria assenza alle celebrazioni del 2 giugno e poi liquidare il tutto come «un polverone» - proprio nel momento in cui l’intero Parlamento delibera sul federalismo fiscale - non è un bel segnale. Il Paese non ha bisogno di colpi di Speroni, di ferite ne ha già abbastanza. Bossi è uomo troppo solido e intelligente per non capire che il suo disegno ha bisogno di armonia, non di tromboni.