Quando il calcio sembra un regolamento di conti
Chi credeva che la sfida tra nord e sud d'Italia si fosse chiusa con la scarica di cannonate (piemontesi) su Civitella del Tronto (borbonica) si è sbagliato di grosso. Non tutto finì quel 20 marzo 1861. La sfida continua nel Terzo Millennio, diventa calcistica. Oggi alle 19,30, a Malta, si gioca la prima semifinale del Campionato del Mondo delle Nazionali di calcio dei popoli senza Stato. In campo scendono la Padania, squadrone fortissimo, detentore del titolo, e, per la serie «a volte tornano», il Regno delle Due Sicilie, formazione più giovane, ma agguerritissima. È solo calcio, dirà qualcuno. Questo piccolo campionato (in tutto sei squadre) schiera comunque giocatori di buon livello, la Padania «sfoggia» due big come Ganz e Valtolina, ma tutto lascia intravedere un tifo che va ben oltre l'attaccamento ai colori della società. Presidente del team padano, ovviamente biancoverde, è Renzo Bossi, figlio del leader della Lega. «Non è solo una questione sportiva - ha precisato Bossi jr poco prima della partenza per Malta - Si gioca in una competizione legata alla gente, che parte dal basso. E si tratta di uno scambio culturale molto importante per noi». Il Campionato del Mondo delle Nazionali di calcio dei popoli senza Stato è alla terza edizione (si disputa ogni due anni), per la cronaca, è iniziato il 31 maggio e la finale per il primo e secondo posto si gioca domani alle 17. Le altre partecipanti sono: Kurdistan, Provenza, Gozo (la città ospitante) e Occitania. La nazionale del Regno delle due Sicilie è guidata dal mister Michele Riviello ed è composta da giovani tutti del sud (il più «nordico» è di Sezze), con buona esperienza calcistica. «Sarà un torneo di calcio, ma con significati simbolici anche fuori dallo stadio - annunciano i duosiciliani - in un momento storico complesso e articolato come quello che il Sud sta vivendo, di fronte ai consueti attacchi leghisti, alla storica mancanza di una classe dirigente adeguata e alle prossime sfide federalistiche». Insomma un partitone. Ma una cosa in comune leghisti e neoborbonici l'hanno: è tutta gente che quando pensa alla sua terra piange. Persone così non possono essere veramente nemiche. E magari un giorno saranno alleate.