Calderoli contro i nababbi della Rai
Stipendi d'oro per la tv pubblica. Dopo la telefonata in diretta di martedì del premier Berlusconi a Ballarò, e lo scambio di battute tra Giovanni Floris e Giulio Tremonti sempre in diretta, tocca a Roberto Calderoli attaccare Viale Mazzini. Il ministro della Semplificazione, «invita» l'azienda a condividere i sacrifici che la Manovra correttiva dei conti pubblici richiede al Paese intervenendo sui compensi d'oro. «Non esistono al mondo liquidazioni come quelle di Santoro o stipendi da favola pagati per "stare in panchina" e non lavorare - afferma l'esponente leghista in una nota - Le regole della manovra devono essere applicate anche all'interno della Rai, altrimenti si ridiscute il pagamento del canone». Immediata la risposta del presidente Paolo Garimberti che sottolinea come la Rai abbia varato un piano industriale che per i prossimi anni prevede «la riduzione delle spese, e si sta quindi già adoperando in tal senso». Ma osserva: «Sarebbe bene che governo e Parlamento pensassero piuttosto a come ridurre un'evasione, quella del canone che sfiora il 30% e poi potremo pensare a come creare delle esenzioni per le fasce più deboli». E per il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli il ministro della Semplificazione ha messo il dito sul nervo scoperto: «Un ridimensionamento di taluni stipendi anche in Rai che non sia di un genere solo moralistico. Un problema che la vigilanza ha all'ordine del giorno delle sue prossime sedute». E sul tema l'opposizione non risparmia critiche a Calderoli. Vincenzo Vita, componente Pd in Commissione Vigilanza Rai, esorta: «Attenti anche agli sprechi Rai della Lega; di quelle trasmissioni flop imposte nei palinsesti, come pure film o fiction di cultura "lumbard"». Mentre il capogruppo dell'Udc in commissione Roberto Rao sottolinea che nel contratto di servizio si stanno preparando clausole di trasparenza «più stringenti per i compensi in Rai, senza per questo mortificare le grandi professionalità in azienda rispetto a quelle delle reti concorrenti». Ma, precisa Rao, «non dovrebbe essere nostro compito ricordare a un ministro della Repubblica che non pagare il canone significa evadere una tassa dello Stato». Per il segretario Usigrai, Carlo Verna «più che minacciare la cancellazione del canone, Calderoli dovrebbe attaccare l'evasione del canone stesso, che mette a rischio il futuro del servizio pubblico».