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Berlusconi lancia l'ultima chiamata a Fini

Fini

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L'ora della verità si avvicina. Sul tema delle intercettazioni Silvio Berlusconi lancia l'ultima chiamata a Gianfranco Fini e lo aspetta al varco martedì quando al Senato, si voterà il testo. Prima, però, il Pdl riunirà il proprio ufficio di presidenza a Palazzo Grazioli (la convocazione è per le 9 del mattino) ed è lì che, come ha detto il premier a chi lo ha incontrato ieri, si «vedrà se Gianfranco ci segue». Sul ddl, infatti, il partito farà un ulteriore approfondimento. Si cercherà la massima condivisione. Ma alla fine, sarà la maggioranza a decidere la linea e tutti dovranno adeguarsi. Nel frattempo anche il Capo dello Stato Giorgio Napolitano interviene sul tema auspicando una legge «più accettabile per tutti». «Mi pare che la discussione sia ancora del tutto aperta - commenta - e mi auguro che ci sia il massimo avvicinamento possibile tra posizioni finora contrapposte». Da qui il convincimento della volontà dell'opposizione di dare un contributo «alla soluzione dei problemi». Problemi «complessi» che riguardano la libertà di stampa e di indagine, nonché il rispetto della dignità e della privatezza delle persone». Un monito che il Pdl accoglie replicando che si terrà conto dei rilievi del Quirinale sul testo che può ancora essere migliorato ma che dovrà obbligatoriamente vedere la luce in quanto previsto dal programma di governo. Intanto, Il ministero della Giustizia ridimensiona l'emendamento «salva-007», presentato ieri dal governo al ddl intercettazioni: «Lungi dall'allargare, riduce la portata del segreto di Stato» in ossequio alla sentenza della Consulta sul caso Abu Omar. L'emendamento, comunque resta e apre un nuovo fronte di polemica nel Pdl nel giorno in cui, in realtà, i finiani sembrano credere nella possibilità di un'intesa interna. «Allargare il segreto di Stato è un clamoroso errore politico», attacca il finiano Fabio Granata che, come Walter Veltroni e l'Idv, associa i tempi dell'emendamento alle nuove verità emerse sulle stragi del '92. Il ministero di via Arenula interviene con una nota per spiegare il senso dell'emendamento governativo, nel tentativo di arginare interpretazioni e polemiche. L'opponibilità del segreto, sostiene il ministero, «è circoscritta all'attività funzionale dei servizi e non può esser fatta valere al di fuori di questo ristretto ambito» ed è stato presentato per accogliere la richiesta del senatore Pd Felice Casson e per «conformarsi» alla sentenza della Corte Costituzionale sul caso Abu Omar. Ma in ambienti della Consulta c'è chi non nasconde un certo stupore sulla asserita esigenza del governo di volersi conformare alla decisione sul caso Abu Omar. Sul segreto di Stato il governo, dunque, tira dritto mentre l'opposizione preannuncia la richiesta di un «approfondimento» dell'emendamento in commissione quando martedì prossimo il ddl intercettazioni tornerà in Aula al Senato dopo il rinvio degli emendamenti chiesto dal presidente Renato Schifani. E anche il Copasir si occuperà del contenuto dell'emendamento: dall'entourage del presidente Massimo D'Alema si fa, infatti, notare che il «salva-007» è stata un'iniziativa del governo, della quale lo stesso presidente del Copasir non era stato informato. Ma non solo l'opposizione ha il sospetto che il «salva-007» possa incidere sulle indagini in atto sulle stragi del '92 e del '93 e sugli intrecci, ipotizzati da più parti nell'ultimo mese, tra mafia e servizi deviati. Il finiano Fabio Granata esprime timori molto simili al senatore Idv Luigi Li Gotti e a Walter Veltroni e chiede al ministro Alfano di spiegare il senso dell'emendamento davanti alla commissione Antimafia.

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