Pdl diviso sulle scuole private Vanno tolte dal redditometro
L'Agenzia delle Entrate non ha ancora definito nel dettaglio il nuovo redditometro che già ci sono le lobby al lavoro per scardinare il meccanismo. Ecco quindi una interpellanza parlamentare presentata il 25 maggio e firmata da un drappello di deputati del Pdl che ha messo sotto accusa l'inserimento della voce «scuole private» tra i beni di lusso valutabili come indicatori di ricchezza. I deputati (in tutto 58 tra i quali figurano Renato Farina, Beatrice Lorenzin, Palmieri, Consolo, Bergamini, Biancofiore, Lupi, Versace, Savino) chiedono ai ministri dell'Economia e dell'Istruzione, di sapere se corrisponde al vero l'inserimento delle scuole private tra le voci del redditometro a fronte di alcune anticipazioni di stampa. Nell'interpellanza si dice che «l'effetto annuncio su alcuni quotidiani, genera in un momento di crisi, quel sentimento di odio sociale verso le scuole non statali e le trasforma in qualcosa di lussuoso, dunque, in tempi grami, qualcosa di fortemente negativo». Viene sottolineato che «la libertà di educazione è un bene primario, non negoziabile» e che si rischia di «trasformare questo diritto in un pretesto per una schedatura e in una forma di discriminazione». Non solo. Si va verso uno «screditamento di ciò che non è istruzione statale». Di qui la richiesta ai ministri competenti se «non ritengano necessario togliere questa voce dal redditometro». È evidente che le scuole private temono che il loro inserimento nel meccanismo per la lotta all'evasione possa in qualche modo pregiudicare l'affluenza degli iscritti. Ma in cosa consiste il nuovo redditometro? È uno dei pilastri della lotta all'evasione che secondo la relazione tecnica che accompagna la manovra economica, dovrebbe portare a maggiori incassi per 2,2 miliardi nel triennio 2011-13. I tecnici di Attilio Befera, il capo dell'Agenzia delle Entrate, ci stanno lavorando da settimane. Per arrivare a una soluzione completamente diversa dall'ormai desueto meccanismo messo a punto negli anni Ottanta. La grossa novità è che sarà impostato su un criterio territoriale. Il che significa che il meccanismo sarà diverso da regione a regione, ma anche da provincia e provincia, come da città e periferia. Il redditometro dei milanesi sarà differente da quello dei romani o dei palermitani. Questo parte dal fatto che si presume che un professionista di Milano ha maggiori possibilità economiche rispetto a quelle di un suo collega del Sud. Questa particolarità di aggiunge alle voci del lusso quali la barca, l'auto di grossa cilindrata o il cavallo nel maneggio, ma pure le crociere di superlusso, i circoli sportivi, le palestre costose e appunto le scuole private. Nel nuovo sistema, per far scattare l'accertamento basterà uscire dai binari per un solo anno, e non due, e la distanza tollerata fra i redditi dichiarati e quelli presunti in base alle spese sostenute si assottiglia dal 25 al 20%. Facciamo qualche esempio. La casa con una spesa di 15mila euro ma reddito presunto di 18mila; bollette (spesa dichiarata 4mila e presunta 6mila); contributi per i collaboratori domestici (spesa 1.200 euro e presunta 3mila); auto normale (5mila e presunta 6mila); auto di lusso (spesa 12mila e presunta 30mila); yacht (spesa 24mila e reddito presunto 48mila); beauty center (spesa 2mila e presunta 8mila); iscrizione a un club (spesa 5mila epresunta 17.500); assicurazioni (spesa 1.500 e presunta 2.250). Risulta un reddito presunto di 138.750 euro a fronte di un reddito dichiarato di 110.000 euro. La differenza del 26,1% fa scattare l'accertamento. Il redditometro dovrebbe quindi sostituire gli studi di settore, almeno per le categorie dei professionisti.