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Arrestato il finanziere che indagò sulla D'Addario

Patrizia D'Addario

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Andrea Riccardi Da investigatore di punta della procura di Bari a presunta talpa e stalker. È impietoso il ritratto che la magistratura barese riserva, nel provvedimento di arresto, al tenente colonnello della Guardia di Finanza Salvatore Paglino, da due sere agli arresti domiciliari. Era lui, fino a poche settimane fa, l'ufficiale a cui i pubblici ministeri di Bari e Trani delegavano le indagini più delicate, comprese quelle che coinvolgono il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nelle vicenda Agcom-Annozero e per il giro di donne ed escort alle feste organizzate a Palazzo Grazioli. Il gruppo-Paglino, come lo chiamano a Palazzo di giustizia di Bari, era considerato il più affidabile e rigoroso se non fosse per il suo capo, Paglino appunto, che aveva il vizio - secondo l'accusa - di perseguitare con centinaia di sms alcune donne con le quali tentava di avere incontri di piacere. Le vittime dello stalking - secondo la procura - sono una giornalista, a cui Paglino avrebbe ceduto notizie riservate, e Terry De Nicolò, la escort della «scuderia» di Gianpi Tarantini, testimone, assieme a Patrizia D'Addario, nei processi che coinvolgono il premier. Terry è stata anche la donna che Gianpi ha usato come tangente per corrompere, con incontri sessuali, l'ex vicepresidente della Regione Puglia Sandro Frisullo (Pd), da tempo agli arresti. De Nicolò, nell'interrogatorio del 13 novembre scorso, ha ammesso - come ha rivelato lei stessa in un'intervista al Giornale - di essere stata molestata da Paglino. «Mi ha mandato un'infinità di messaggi a tutte le ore. In un solo giorno era capace telefonarmi fino a 30 volte, per non parlare degli sms». In questi messaggi Paglino avrebbe invitato la escort prima a «prendere un caffe», poi sarebbe passato a richieste esplicite del tipo: «Sono dalle parti di casa tua, fammi salire». La donna (così come la giornalista) non avrebbe ceduto alle richieste che, secondo l'accusa, erano martellanti. «Se non rispondevo - ha detto De Nicolò - Paglino continuava, insisteva, non mollava mai. Cominciava in tarda mattinata e andava avanti per ore, fino a notte, qualche volta». E ancora: «Lui faceva le poste sotto casa mia. Avevo crisi di panico appena vedevo l'auto della Guardia di Finanza. È capitato anche che citofonasse, per fortuna avevo il videocitofono, sapevo che era lui e non rispondevo. Insomma, era un'ossessione, e io ero in preda all'ansia». Per Paglino la procura di Bari aveva chiesto la detenzione in carcere per stalking, rivelazione del segreto d'ufficio e peculato, ma il giudice per le indagini preliminari Sergio Di Paola ha accolto la richiesta di misura solo per il peculato e ha mandato l'ufficiale agli arresti domiciliari nella sua casa barese dove viveva ancora oggi nonostante il trasferimento-lampo disposto da un paio di settimane a Trieste. Oltre a Paglino, nell'indagine sono indagati altri quattro investigatori mentre la posizione di alcune altre persone viene vagliata dai pm inquirenti, Giuseppe Dentamaro e Teresa Iodice, che stanno esaminando le ultime risultanze investigative raccolte dai poliziotti dello Sco. Tra queste, la fuga di notizie che il 9 settembre scorso ha permesso al Corriere della Sera di pubblicare i verbali di interrogatorio secretati di Tarantini sul sexy-scandalo che ha coinvolto Berlusconi.

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