Al setaccio i conti dello Ior
E ora nel mirino della Guardia di finanza finisce lo Ior, la banca della Santa Sede. E precisamente quei misteriosi clienti che avrebbero sfruttato lo scudo vaticano per occulare fiumi di denaro e sfuggire alla legge italiana. I sospetti della polizia tributaria riguardano alcune operazioni a molti zeri, grazie alle quali massice quantità di denaro sarebbero transitate dai conti «protetti» dell'Istituto di credito per finire nei forzieri nascosti e sfuggire alla norma antiricilaggio. Coprendo quindi passaggio di euro e intestatari dei conti. Il fascicolo processuale aperto presso la procura di Roma per il momento è contro ignoti e non riguarda l'istituto della Santa Sede, sul quale la magistratura italiana non ha competenza a indagare, ma esclusivamente le banche italiane. L'inchiesta è partita circa un anno fa passando al setaccio un conto corrente nella disponibilità della banca vaticana in un'agenzia della Banca di Roma, ora Unicredit. A segnalare agli investigatori del Nucleo speciale di polizia valutaria della Finanza la possibile non trasparenza della titolarità dei conti correnti era stata l'Unità di informazione finanziaria, struttura di «Financial intelligence» della Banca d'Italia. In particolare, era stato accertato che il conto sospetto fu aperto nel 2003 presso la filiale della Banca di Roma di via della Conciliazione, al confine con le Mura Leonine. Su quella provvista sarebbero transitati, protetti dalla discrezione che caratterizza la finanza vaticana, milioni di euro. Il procuratore aggiunto Nello Rossi e il sostituto Stefano Rocco Fava vogliono capire chi siano i manovratori e chi i destinatari. Una geometria che è la vena centrale dell'inchiesta avviata dagli inquirenti romani e che taglia fuori lo Ior da ogni possibile azione giudiziaria. Di riciclaggio, banca vaticana e indagati eccellenti si era parlato nei giorni scorsi in relazione alla cricca che avrebbe gestito gli appalti delle Grandi opere per il G8. Rogatorie sono state inoltrate oltre che in Svizzera, anche in Lussemburgo, in Francia, in Belgio e a San Marino. L'Istituto delle opere religiose era saltato fuori ma perché figurasse nella carte con le quali i magistrati chiedevano le rogatorie. Bensì, perché l'ex provveditore alle opere pubbliche Angelo Balducci - coinvolto nella maxinchiesta sul G8 - ha un cont conto corrente. Il sospetto degli investigatori è che Balducci, Rinaldi ma anche Verdini e Toro abbiamo messo al sicuro all'estero ingenti somme di denaro. Qualche risposta importante, gli inquirenti l'attendono anche dall'analisi dei file del computer del commercialista Stefano Gazzani: secondo l'accusa gestiva le operazioni coperte del gruppo, che potrebbero ampliare il quadro già disegnato da Zampolini e fare chiarezza sui passaggi di denaro. A questo tassello dell'inchiesta è legato anche un altro, quello relativo alla lista Anemone, l'elenco con oltre 350 nomi di persone che avrebbero usufruito di lavori effettuati dalle ditte dell'imprenditore. La lista sarà è stata al centro di un incontro tra gli inquirenti perugini e gli investigatori della Guardia di finanza. L'obiettivo: verificare se quei nomi, e quanti, abbiano a che fare con operazioni di ristrutturazione fatte dalle ditte di Anemone come "compenso" per appalti ricevuti o per altri favori ottenuti dai funzionari pubblici. Fab. Dic.