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2 giugno, diserzione della Lega Napolitano verde di rabbia

Le frecce Tricolori

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La festa della Repubblica non è cosa da Lega. Troppi tricolori. Troppo Unità d'Italia. Così i ministri del Carroccio restano in Padania e snobbano la parata in via dei Fori Imperiali. Una nota stonata che lascia il segno. E irrita il Capo dello Stato. Alla domanda sul perché il ministro Maroni fosse assente, la risposta del presidente non ammette repliche: «Chiedetelo a lui. Tutti sono stati invitati». Il primo a stigmatizzare l'assenza dei leghisti è il sindaco di Roma. «È un brutto segnale» dichiara Gianni Alemanno, ma quello che conta, precisa il primo cittadino della Capitale è «l'83% degli italiani che è orgoglioso di far parte di un'unica grande nazione. Tutto il resto è retorica, chiacchiere che non hanno valore». Rincara la dose il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti che è venuto con tutta la famiglia ad assistere alla parata. «I ministri leghisti - attacca - non ci sono per un motivo chiaro: la Lega ha come obiettivo strategico quello di dividere e demolire l'Italia che invece va difesa, migliorandola ma anche difendendone i simboli». Non raccoglie però il guanto della polemica il ministro dell'Interno Roberto Maroni, a Varese per partecipare alle celebrazioni per il 64esimo anniversario della festa della Repubblica senza però che venisse suonato l'inno di Mameli. A rispondere sono invece gli unici leghisti presenti in tribuna con cravatta e fazzolettino verde d'ordinanza. «Alla parata c'eravamo» replica il vicepresidente dei senatori leghisti Lorenzo Bodega che poi bolla il dibattito come una «polemica strumentale» in quanto la «Lega era ben rappresentata». «Oltre a me - sottolinea Bodega mentre si aggira in via dei Fori circondato dal tricolore - vi era il sottosegretario Francesco Belsito e il vicepresidente dei deputati Sebastiano Fogliato». Arriva anche la replica del capogruppo Lega Nord alla Camera dei deputati, Marco Reguzzoni: «Le polemiche sull'assenza della Lega Nord alle celebrazioni del 2 giugno sono pretestuose». E anche Silvio Berlusconi, conversando ieri pomeriggio con i presenti al vertice del Pdl a Palazzo Grazioli, avrebbe concordato con chi ha parlato di «polemiche pretestuose» facendo notare che alla parata erano molti gli assenti dell'opposizione a partire dal leader del Pd Pier Luigi Bersani. Un concetto ribadito pubblicamente dal ministro della Difesa Ignazio La Russa: «Capisco le ragioni di chi critica le assenze in una ricorrenza che dovrebbe essere di tutti, ma perché allora nessuno chiede mai alla sinistra come mai è sempre assente il 4 Novembre, festa delle Forze armate ma anche dell'unità nazionale?» Il Capo dello Stato però non ci sta. «Sono stati invitati tutti i ministri e c'erano parecchi ministri. Alcuni mancavano, mancavano anche ieri sera (martedì ndr). Ognuno avrà le sue ragioni» aggiunge nel pomeriggio. Poi riconduce tutti sui temi della festa. Per Giorgio Napolitano l'occasione è servita per ricordare «la forza propulsiva dei valori della nostra Costituzione». E lanciare un monito: «Dobbiamo lavorare insieme per la sicurezza e il benessere comune. Insieme in Italia, insieme in Europa». Quindi ribadisce: «Quella di stamattina è stata una partecipazione assolutamente unitaria, sia di popolo che di rappresentanze. Sul palco c'erano rappresentanti dell'opposizione, della maggioranza, delle istituzioni, senza alcuna eccezione». Cerca di stemperare i toni Maurizio Gasparri, capogruppo dei senatori Pdl: «L'assenza di Maroni non è un problema». «Non credo che per questa sua assenza qui - prosegue Gasparri a conclusione della parata - Maroni possa essere considerato un cattivo ministro dell'Interno: o si vuol forse sostenere il contrario? Anche altri anni era stato assente; ma erano presenti sul palco alcuni sottosegretari ed esponenti della Lega nord. Sono questioni che vengono, anche giustamente, poste soltanto dai giornalisti...». Ma l'assenza dei leader della Lega riceve lo stesso critiche trasversali. «È un'offesa agli italiani» attacca Luigi De Magistris dell'Idv. Ancora più critico il capogruppo dell'Italia dei valori alla Camera Massimo Donadi che parla di «armamentario trito e ritrito delle provocazioni leghiste, buone solo ad alzare un po' di polvere e conquistare qualche titolo di giornale in più». Per il Pd parla il capo della segreteria di Bersani, Filippo Penati. «La festa della Repubblica, che celebra i valori fondanti della democrazia del nostro Paese, è una ricorrenza riconosciuta da tutti - spiega -. Da tutti eccetto che dalla Lega, che continua ad ingegnarsi nel trovare motivi per dividere anziché unire la comunità nazionale». L'occasione è poi buona per criticare il governo. «Ma oltre ai motivi bassamente demagogici cui da sempre la Lega si ispira, questa volta c'è forse anche dell'altro, nell'atteggiamento del Carroccio - insiste l'esponente del Pd –. Non è che tornare a farneticare sulla Padania serve a Bossi e compagni per distogliere l'attenzione dai tagli che il governo sta operando a danno anche del Settentrione?». Anche l'Udc coglie la palla al balzo e attacca il Carroccio. «La festa della Repubblica deve unire tutti gli italiani, nessuno escluso, in un sentimento di autentica riconciliazione nazionale. Come ha ricordato in questi giorni il presidente Napolitano, è irrinunciabile un nuovo clima di unità e di coesione tra le forze politiche, economiche e sociali per uscire da questa complessa fase che vive il nostro Paese», sottolinea in una nota il segretario centrista Lorenzo Cesa. «In questo contesto - dice - l'assenza alle celebrazioni dei principali leader e degli esponenti di governo espressione della Lega rappresenta una nota stonata e probabilmente un'occasione persa».

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