Sono democratici ma non liberi
Il Partito democratico è uno straordinario progetto, un esempio di efficacia e puntualità dell’agenda politica. Sul tappeto abbiamo una serie di fatti: la crisi in Israele, la manovra finanziaria, la riforma federalista, un nuovo rapporto tra cittadino e Stato, le ristrutturazioni industriali, la competizione globale. Roba tosta. Ma il Pd è ancora più tosto. E così il 7 giugno riunirà la sua commissione di garanzia per decidere su un tema fondamentale del nostro tempo: può un iscritto alla massoneria essere anche un militante del Pd? Domanda epocale, alla quale dovrebbero essere chiamati a rispondere politologi di chiara fama, esperti del diritto, filosofi, sociologi. Insomma, tutti i «cazzeggiatori» che di solito affollano le convention della sinistra pensosa e noiosa. Alcuni democratici sono massoni? Vade retro! Sono peggio di Dracula nella notte. Poverini, sono fratelli muratori che vogliono essere compagni, aderiscono come qualunque cittadino a un’associazione per niente segreta, fanno attività pubblica in ogni dove, ma per il Pd dei duri e puri, per quelli che sognano un partito di frittelle, tovagliette di plastica e dama, per quelli che agitano ancora la stagione delle ombre e dei complotti non ci sono alternative. «O si è democratici o si è massoni!», urlano con il petto gonfio di orgoglio antifascista i guardiani della democrazia. Hanno ancora in testa il logo della P2 e altri ferrivecchi ideologici. Il bello è che pensano davvero di fare qualcosa di serio e importante. Chiedete agli operai. E buona fortuna. Basta leggere l’intervista de Il Tempo al gran maestro del Grande Oriente d’Italia - la più importante loggia massonica del Paese - per capire che nel Pd stanno alzando il gomito. La sconfitta gli ha dato alla testa. Il Gran Maestro Gustavo Raffi è persona ragionevole e simpatica, mostra un sense of humour non comune di fronte a un dibattito che appare surreale per il contesto e la materia del contendere. Se il Pd fosse qualcosa di serio, prima di escludere i massoni dalle sue fila dovrebbe interrogarsi sulle libertà civili, i diritti fondamentali di associazione e cosette simili. In un partito che è figlio della cultura comunista questi fatti forse sembrano bazzeccole. Ognuno si dà lo statuto che vuole, per carità, ma se la carta dei diritti della casa democratica comincia con le discriminazioni, allora forse è il caso di farsi un esame di coscienza. Le norme sul divieto di iscrizione dei massoni al Pd sono non solo ridicole, ma lesive della dignità personale e della libertà. Se fossimo in un Paese serio questa roba andrebbe dritta di fronte a un magistrato. La cosa davvero paradossale è che il motto che ispira il Grande Oriente d’Italia è quello caro alla sinistra illuminista de noantri, un grido rivoluzionario sul quale il Pci prima e i suoi discendenti dopo, hanno costruito enciclopedie per convincere tutti noi della loro predestinazione e superiorità antropologica. «Libertà, uguaglianza e fratellanza» sono parole che vanno bene solo finché sono insanguinate dalla ghigliottina. Singolare procedimento culturale che, in fondo, denota come gratta gratta nella sinistra sopravvivano gli stessi tic e pregiudizi di sempre. I nemici dei massoni dicono: non sappiamo cosa fanno, non sappiamo chi sono gli iscritti. Fantastico. E quando mai i tesserati a un partito politico sono stati resi pubblici? Esistono da qualche parte gli elenchi online dei militanti del Pd o del Pdl? Non si tutela con la riservatezza - e non segreto - l’opinione politica di chiunque non voglia apparire in pubblico ma nello stesso tempo esprimere una sua vicinanza e militanza? Quando il Gran Maestro Raffi consegna il suo messaggio di augurio per l’anniversario della Repubblica, può un partito come il Pd infischiarsene allegramente e decidere che siamo di fronte a un’incompatibilità di fondo? Se passa il procedimento logico dei democratici, la massoneria di questo Paese viene trattata come qualcosa che è lontano dalla democrazia. E in un battibaleno tutto il percorso di riforma e discussione politica che s’è fatto negli ultimi trent’anni in materia viene cancellato. Lancette dell’orologio indietro tutta. Stiamo assistendo a una incredibile involuzione di maturità da parte del principale partito d’opposizione, quello che dovrebbe proporsi come alternativa di governo. A quando l’esclusione del Rotary Club e dei Lions dalle liste di gradimento dei democratici? E siamo sicuri che tutti i circoli della Capitale - quelli dove la gente si incontra, chiacchiera amabilmente di fronte a un buon piatto, beve e spesso conclude qualche affare - non rientrino nella categoria Golpe & Complotto? Un partito che ha la testa degli anni Settanta, ma è costretto a fare i conti con le sfide del terzo millennio, dovrebbe interrogarsi su quel che sta combinando nella vita reale e non in quella virtuale dei suoi dirigenti in perenne seduta di autocoscienza. Sembrano tutti in un film di Nanni Moretti. Perdono voti, ne perderanno ancora. Perché sono illiberali.