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Giallo sulle Province Bossi frena Tremonti

Nella manovra tagli alle Province

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Giallo sull'abolizione delle Province con meno di 220 mila abitanti. Mentre il sito del Tesoro dà la sforbiciata come cosa praticamente fatta, il ministro Tremonti frena. La decisione di tagliare in un colpo solo dieci Province avrebbe trovato l'opposizione di Umberto Bossi, che ieri sera si è visto a cena con Tremonti, il quale poco prima in un incontro con i parlamentari Pdl alla Camera e alla presenza del premier Berlusconi, avrebbe negato questo taglio. La manovra «non contiene l'abolizione di alcuna Provincia. Dove l'avete letto? Non è così, è falso», avrebbe detto il ministro dell'Economia confortato dal presidente del Consiglio. Da qui il giallo sull'esistenza o meno di questa misura, annunciata, come detto, dal sito web del Tesoro che parla di abolizione di dieci piccole Province. Una rassicurazione, quella di Tremonti rafforzata anche da Berlusconi, appresa con sollievo dl leader della Lega, che ci scherza sù: «Ci fermiamo qui, andare oltre sarebbe difficile. Se uno prova a tagliare la Provincia di Bergamo scoppia la guerra civile». Intanto, nell'incertezza, c'è chi già comincia a fare i conti. È partita la caccia ai residenti. Se Matera, conta che ti riconta, non va oltre i 203 mila, è fortunata fino all'inverosimile la Provincia di Asti: secondo gli ultimi dati, è salva per 156 residenti. La coincidenza è tale che l'opposizione ne ha approfittato per non crederci: «La soglia dei 220 mila residenti non ha alcuna logica se non fosse che tale limite coincide con la popolazione della Provincia di Asti - quella di Tremonti - presieduta da Maria Teresa Armosino (Pdl), già sottosegretario del ministro nella legislatura 2001 -2006», ha attaccato Antonio Misiani, deputato Pd. Ci sono poi le Province graziate dalla geografia. La manovra, infatti, esclude quelle che confinano con gli Stati esteri. È ovviamente il Nord del Paese a beneficiare delle eccezioni del provvedimento e, anche in questo caso, c'è chi si salva per un pelo. Succede a Vercelli, che la spunta per 800 metri sul Monte Rosa confinanti con la Svizzera. Anche stavolta non mancano le lamentele: c'è chi pensa si tratti di un escamotage per salvaguardare le Province del Nord, care alla Lega. A far discutere, oltre al provvedimento, è anche l'atteggiamento dei finiani che avrebbero mandato al «Secolo d'Italia» una lettera-appello idealmente destinata a Tremonti (che i parlamentari favorevoli possono sottoscrivere da oggi), in cui dopo aver «apprezzato» il taglio delle Province operato sinora, chiedono «per dare l'esempio» al titolare di via XX settembre «il coraggio di andare sino in fondo» e di «abolire tutte le Province e gli enti collegati, risparmiando così milioni di euro». A rispondere alle congetture dei finiani è stato il ministro Maroni, secondo cui sul taglio delle Province «i criteri sono quelli decisi dal governo». Nel sud del Paese, intanto, anche quanti sono favorevoli alla soppressione delle Province più piccole, hanno alcune difficoltà. A Vibo Valentia, ad esempio, i residenti della zona nord della provincia preferirebbero essere accorpati con Catanzaro mentre coloro che vivono nell'area sud optano per Reggio Calabria. Dubbio simile per i crotonesi: Cosenza o Catanzaro? A Isernia di accorpamento non ne vogliono sentire parlare: «Eliminare la nostra provincia è un atto di superficialità, che non tiene conto della nostra storia, della peculiarità del nostro territorio», ha dichiarato il presidente Luigi Mazzuto, che ha aggiunto: «Non si può cancellare con un tratto di penna il diritto a esistere di una Provincia, difenderemo la nostra autonomia». Nel Lazio, poi, è la solita diatriba. Mario Abruzzese, eletto presidente del Consiglio regionale due settimane fa, non ha dubbi: «Le Province? Io, fosse per me, le abolirei tutte. Rappresentano un peso per lo Stato italiano e sono enti inutili». Nella regione che Abruzzese rappresenta il provvedimento colpirebbe Rieti. Pronta la replica del presidente della Provincia sabina: «Inizia bene il suo lavoro il nuovo presidente del Consiglio regionale. Vorrei semplicemente ricordargli che rappresenta l'intera comunità laziale che è fatta da Comuni e Province, oltre che dalla Regione e per questo mi permetto sommessamente di suggerire prudenza a chi ricopre cariche istituzionali, altrimenti si rischia la delegittimazione». Concordi all'abolizione, invece, i consiglieri radicali del Lazio Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo: «Lo siamo sempre stati, tanto che nelle elezioni provinciali abbiamo detto "perché un radicale in Provincia? Per abolirla"».

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