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Silvio: "Il Palazzo contro di me"

Il premier Silvio Berlusconi

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Un Silvio giù di giri. Deluso. «Scoglionato» per dirla con un ministro che ci ha parlato giusto ieri. Un Silvio abbattuto quello che ieri mattina è salito a Ciampino sull'aereo che lo ha portato in Sardegna, destinazione Villa Certosa. Un'intera giornata a occuparsi di piante e dei nuovo boungalows che si stanno realizzando nel parco per gli ospiti. Una giornata a staccare la spina dalla politica, il giardinaggio per dimenticare una settimana horribilis. Eppure, anche lui che è un ottimista di natura, non è riuscito a nascondere il fatto che in questi giorni «non c'è stata una cosa che è andata per il verso giusto». Martedì il varo di una Manovra che non avrebbe mai voluto approvare con lo strascico di tensioni, strappi con Giulio Tremonti e con la Lega in un rapporto che, per la prima volta, segna qualche cedimento. Mercoledì la conferenza stampa durante la quale ha dovuto pronunciare pubblicamente la parola «sacrifici». Poi giovedì l'assemblea di Confindustria, che solitamente per il premier è una partita giocata in casa. E invece quelle ultime tre pagine della relazione di Emma Marcegaglia con la tirata d'orecchi contro la politica che ha fatto infuriare il Cavaliere seduto in prima fila al punto che, quando è andato sul palco, ha tirato fuori il siparietto sul finto sondaggio su Emma ministro che in realtà voleva essere un modo per dire: se ci sono tante cose che non vanno, allora vieni qui, rimboccati le mani e lavora con noi. Un fedelissimo del premier accusa: «Forti questi industriali. Parlano parlano, poi quando arriva il momento di darsi da fare per il Paese si tirano indietro. Perché hanno l'aziendina, la fabrichetta, i loro interessi e fare il ministro significa oggi come oggi rimetterci, farsi un gran culo e poca gloria. Per questo nessuno si fa avanti. Alla fine Berlusconi è l'unico che lo ha fatto sul serio». Fatto sta che dopo l'assemblea dell'Auditorium, il Cavaliere è salito su un aereo con destinazione Parigi, da dove se n'è uscito con lo sfogo con citazione mussoliniana. Un modo per manifestare tutto il suo disappunto. Non era finita, altre due batoste gli dovevano arrivare. Una da Annozero, dove Santoro ha fatto una lunga ricostruzione del giro di business, appalti, soldi e politica che vede al centro il coordinatore del Pdl Denis Verdini. L'effetto sul partito è stato devastante. Racconta Nunzia Di Girolamo, giovane deputata spesso in linea con il sentiment berlusconiano: «La prova regina è dal parrucchiere. Sono andata e mi hanno cominciato a dire: "Tu sei brava, ma quelli del partito... Ma che combinano?". Hai voglia difenderli, a spiegare che Santoro è di sinistra, alla fine il messaggio passa e quando sarà dimostrato che i nostri sono tutti puliti il danno al Pdl sarà già fatto». Ma Berlusconi ha cominciato a trovare un'aria irrespirabile anche nei palazzi. L'altro ieri è salito sul Colle e ha sentito con le sue orecchie quello che si vociferava da qualche giorno: l'irritazione di Napolitano. Il presidente della Repubblica aveva dato un sostanziale placet alla Manovra prima dell'approvazione, al buio dopo, e anche dopo. Dunque alla cieca. Ce l'aveva però per il fatto che la Manovra approvata martedì (la fretta è stata spiegata con la speculazione in agguato sui mercati) ancora non era stata portata al Quirinale. Stavolta, e anche questa è una rarità, Berlusconi era persino d'accordo con il Capo dello Stato e si trovava costretto a una brutta figura per colpa del ministro dell'Economia che sta ancora rivedendo tabelle e numeri. Ma Napolitano è irritato anche perché gli era stato promesso un interim breve al ministero dello Sviluppo e in realtà di successore di Scajola quasi non se ne parla più. E ieri il Quirinale ha preteso un dettagliato comunicato di correzione di una battuta di Silvio sui tempi e le modalità della firma e della valutazione del decreto. Fini, poi, ha ricominciato a scalpitare. Italo Bocchino ha scritto un articolo annunciando emendamenti alla Manovra con sostanziali correzioni e nuovi tagli: il Pra, l'Associazione segretari comunali, Buonitalia. E Pier Ferdinando Casini fa sapere di aver perso la pazienza e respinge le avances del Cavaliere: «Sappiamo che non è una cosa seria in questi termini. Noi siamo interessati ad aprire una nuova fase politica, non ad aggiungere un posto a tavola». E ritira l'iniziale disponibilità: «Se non ci sono elementi innovativi non la avalliamo». Berlusconi si sente abbandonato: «Sono rimasto da solo a tirare la carretta», s'è sfogato. Si aspettava un minimo di reazione diversa, un maggiore senso di responsabilità da parte di tutti.   E non a caso Bonaiuti, rispondendo a Bersani che ha usato parole di fuoco ieri contro il decreto sui conti pubblici, ha detto: «Dovrebbe essere più responsabile». E sempre non a caso la sondaggista del Cavaliere, Alessandra Ghisleri, intervistata da A, rivela: «Gli italiani hanno capito il senso della Manovra, la linea del rigore: il loro sarà un approccio responsabile. E se si votasse oggi Silvio Berlusconi e Lega insieme vincerebbero nettamente». Ecco, il punto è proprio questo. Gli italiani continuano a essere con lui, il Palazzo no. Ed è per questo che il Cavaliere non resterà nell'angolo e si rivolgerà presto direttamente agli italiani. Chiedendo che ognuno s'assuma le sue responsabilità.

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