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Conti e riforme strutturali. Parola a Draghi

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.L'impianto delle Considerazioni Finali che leggerà domani al parterre dell'assemblea annuale è fatto, assicurano i suoi collaboratori. Mancano i dettagli, le sfumature. Quelle che spesso si rivelano più importanti del contenuto complessivo soprattutto in un momento come questo. Con la manovra, probabilmente già da dopodomani alle prese con il voto del Parlamento, e le nubi ancora minacciose della speculazione internazionale sull'euro e i debiti sovrani. La ricetta di Draghi, come ormai ribadisce da ben 4 anni nella stessa occasione, è quella delle riforme strutturali. Un cambio di passo nel settore delle pensioni, della giustizia, della scuola sempre suggerito al governo. E ancora non pienamente attuato. Nel caso della previdenza, ad esempio, il suo pensiero è noto. L'ultima volta lo espresse alla fine del 2009 nel corso di una lezione a Torino: «Per assicurare prestazioni di importo adeguato ad un numero crescente di pensionati è indispensabile un aumento significativo dell'età media effettiva di pensionamento». Parole che suscitarono la reazione del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi e dell'Inps, che assicurarono al contrario la sostenibilità finanziaria del sistema delle pensioni. Ma il Governatore tornerà ad evidenziare che è proprio la latitanza delle riforme ad aver determinato la perdita di competitività che oggi sconta il Paese. Il Governatore insisterà anche sull'opportunità delle riforme a costo zero: da quella del funzionamento della pubblica amministrazione a quella della giustizia, fino a quella dell'istruzione. Riforme che incidono qualitativamente oltre che quantitativamente sul sistema Paese. Imperativi che si affiancano alla grande riforma del sistema finanziario di cui lo stesso Draghi è promotore attraverso la presidenza del Financial Stability Forum e di cui farà ancora il punto la settimana prossima al G20 in Corea. Di fronte all'aggravarsi della crisi e all'esplosione della situazione greca Draghi ha poi sottolineato sempre più spesso la necessità di un governo economico dell'Ue più forte con regole più rigide, anche attraverso il cambio del patto di stabilità, pena il diffondersi di rischi ad altre nazioni. Il governatore si spenderà poi, con ogni probabilità, sul sistema finanziario e bancario nazionale sul quale la Banca d'Italia ha peraltro già pronunciato nette parole di apprezzamento qualche settimana fa quando l'agenzia Moody's aveva parlato di rischi per gli istituti del nostro paese provocando forti ripercussioni sui mercati. In quell'occasione Via Nazionale aveva scandito come il sistema bancario «è robusto, il deficit di parte corrente è basso, il risparmio è alto, il debito complessivo di famiglie, imprese e Stato è basso rispetto ad altri Paesi, il debito netto nei confronti dell'estero è basso. Tutto ciò rende il caso dell'Italia diverso da quello di altri Paesi».

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