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Le sacche dei privilegi sono in tutti i Palazzi

Maurizio Gasparri

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«Va bene ridurre gli stipendi dei parlamentari, sono pienamente d'accordo. Ma occorre anche guardare dentro i Palazzi, dentro le varie Authority perchè lì ci sono autentiche situazioni di privilegio e posizioni che a parità di funzione con altri enti pubblici, guadagnano cifre ingiustificate. Che dire poi dei mega manager pubblici ma anche di quelli del settore privato...In un momento di austerità per il Paese tutti dovrebbero contribuire mettendosi una mano sulla coscienza». Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl in Senato va dritto al nocciolo del problema. Nella manovra economica non c'è traccia di un taglio agli stipendi dei parlamentari. La politica anche questa volta si sottrae ai sacrifici? «La riduzione degli stipendi dei parlamentari non può essere decisa con la manovra perchè questo compete agli organi costituzionali. I presidenti di Camera e Senato si sono incontrati e hanno assunto l'impegno di tagliare gli sipendi dei parlamentari e i costi del Palazzo. Però non è abolendo tutti i costi del Parlamento che si risolvono i problemi del bilancio del Paese». Certo che no ma sarebbe comunque un segnale di equità... «Noi abbiamo bisogno di 24 miliardi di euro e non si possono trovare nella politica. Non basta ridurre i trattamenti economici della politica e degli alti dirigenti della pubblica amministrazione. Peraltro i trattamenti dei parlamentari sono bloccati da diversi anni. In passato si decise di agganciarli agli emolumenti dei magistrati della Cassazione in modo che non fossero legati a una decisione del Parlamento ma a un parametro esterno. Poi questo automatismo è saltato e c'è stato un blocco da diversi anni. Ora si pensa a un taglio di almeno il 10% ma c'è chi guadagna molto di più».  Ovvero? Di chi si tratta? «Ci sono molti alti dirigenti pubblici che percepiscono più di un deputato. Un esempio è quello di molti dirigenti di Camera e Senato. Ogni anno i due rami del Parlamento approvano il bilancio e si può intervenire. Ci sono poi altre istituzioni come il Quirinale che possono e devono fare moltissimo. Inviterei quindi a non concentrarsi solo sui parlamentari». Cosa suggerisce? «Molti enti possono essere ridimensionati. Penso alla privatizzazione dei servizi pubblici locali. Le municipalizzate possono essere partecipate da privati e in prospettiva controllate dai privati con un miglioramento della gestione. La sinistra sta facendo una campagna di falsità sull'acqua privata dimenticando che sono le società di gestione che possono essere private mentre le tariffe vengono decise dal pubblico. Che dire poi dei costi degli apparati?» Si riferisce agli organi costituzionali?  «Il Quirinale deve avere il suo decoro, su questo tutti d'accordo, ma ci sono anche una serie di trattamenti ingiustificati. Il personale che lavora alla Presidenza del Consiglio ha un trattamento retributivo superiore ai pari grado dei vari ministeri. Un altro esempio? L'autista del presidente dell'Autorità delle comunicazione guadagna più di un autista di un ministro. Il divario retributivo tra alcuni organi va ridotto e questo vale anche per le autorità di controllo. C'è un esercito di dipendenti della pubblica amministrazione che percepisce una retribuzione superiore ai pari gradi in altri posti sempre dell'apparato statale. Sono queste sperequazioni ingiustificate che vanno eliminate. Si sono stratificate nel tempo. Anche nei servizi segreti c'è molto da sfoltire».  Nei servizi segreti? In che modo? «Un conto sono coloro che si recano sotto copertura a rischiare la vita in Afghanistan, o i militari che fanno missioni all'estero e che corrono rischi elevatissimi; altra cosa sono coloro che pur facendo parte dei servizi passano tutta la vita professionale davanti a un computer. Non si deve generalizzare ma scandagliare le varie situazioni. Occorre guardare le sacche di privilegio. Faccio una domanda: un giardiniere del Quirinale guadagna più di un collega del Comune?» Ma come si possono abolire queste sperequazioni? «Ci sono poteri di autoregolamentazione che vanno esercitati. Bisogna lavorare sulle caste. Ci sono alti magistrati con bassi livelli di produttività che percepiscono comunque un alto stipendio. C'è poi l'immoralità delle retribuzioni di personaggi dello spettacolo e della televisione. Si dice che il prezzo lo fa il mercato ma in tempo di austerità e di rigore per il Paese tutti dovrebbero dare il loro contributo. E mi riferisco anche ai mega manager pubblici e privati e perchè no, anche ai calciatori. Insomma tutte le categorie devono dare il loro contributo al Paese».

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