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Una lunga notte di trattative porterà nelle casse capitoline cento milioni in più rispetto a quanto previsto nella bozza di Tremonti martedì sera

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Ilfondo di Roma Capitale che serve a garantire la copertura del piano di rientro del debito pregresso di oltre 9,6 miliardi di euro sarà dunque di 300 milioni all'anno fino al 2046. Un risultato importante perché cento milioni di euro in meno da recuperare, rispetto ai 500 da garantire a copertura del debito, significano utilizzare in modo strutturale e non emergenziale i nuovi strumenti messi a disposizione del sindaco Alemanno per il reperimento delle risorse. E se la tassa di soggiorno e i diritti d'imbarco su arrivi e partenze sono misure praticamente certe, è sull'introduzione di nuovi meccanismi di gestione amministrativa che si gioca ora la partita più importante. Al di là del ritocco della tariffa rifiuti (per il quale manca solo il voto del Consiglio comunale), si pensa anche a un aumento dell'occupazione del suolo pubblico o delle affissioni pubblicitarie. Si allontana invece l'ipotesi di un aumento dell'addizionale comunale sull'Irpef così come l'introduzione dell'accise sull'elettricità. «Le nuove leve fiscali - spiega infatti l'assessore al Bilancio, Maurizio Leo - verranno utilizzate in modo equo e graduale, senza mettere le mani nelle tasche dei romani ma chiedendo un contributo a soggetti, come turisti o proprietari di immobili che troppo spesso eludono gli obblighi contributivi». Ma la vera rivoluzione, che da economica si potrebbe presto trasformare in istituzionale, è contenuta nella proposta al vaglio del Campidoglio di destinare una percentuale dell'addizionale Ici ai singoli Municipi. La manovra per Roma Capitale introduce la possibilità per Alemanno di incrementare fino al 4 per mille l'aliquota Ici per gli immobili sfitti. Una parte di questo incremento, attraverso il meccanismo della tassa di scopo, potrebbe finire direttamente nei Municipi dove si trovano le case sfitte oggetto dell'aumento fiscale. In questo modo i minisidaci si troverebbero a gestire fondi diretti a copertura dei mancati trasferimenti da parte del Comune. Una svolta storica che darebbe finalmente ai parlamentini locali una diversa autonomia di cassa, che significa maggiore responsabilità politica e dunque un passo fondamentale verso quel decentramento amministrativo atteso da almeno vent'anni. E che servirebbe a indorare la pillola a quei dieci parlamentini che potrebbero presto scomparire in virtù del taglio degli Enti locali che conta nove Municipi sui 19 oggi esistenti.

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