Manovra, pagano gli statali
Il costo della manovra lo pagheranno soprattutto i dipendenti pubblici. Il premier Berluscono lo ha detto a chiare lettere: «Chi paga un dazio sulla manovra è il personale del pubblico impiego. Resterà fermo un giro ma non è il caso di drammatizzare dal momento che gli statali hanno a loro vantaggio la certezza del posto di lavoro e aumenti retributivi negli scorsi anni superiori a quelli del settore privato». Detto fatto al dipendente pubblico non resta che stringere la cinghia. Se poi abita a Roma i sacrifici sono ancora maggiori. Fatti due conti, con la manovra se ne va in fumo l'intera tredicesima. Come? Cominciamo col dire che gli stipendi saranno congelati per tre anni, fino al 2013. L'appuntamento con il rinnovo dei contratti salta. Il decreto del governo prevede anche interventi sulle buonuscite che saranno corrisposte a rate nell'arco di tre anni e calcolate secondo i parametri previsti per il Trattamento di fine rapporto del settore privato. A questa situazione generale si aggiunge quella particolare dello statale romano su cui stanno per abbattersi le misure della fiscalità previste per far fronte ai debiti del bilancio della Capitale. La batosta per un dipendente ministeriale, con una retribuzione netta di 1.600 euro al mese, potrebbe superare i 1.500 euro l'anno. Vale a dire che gli salterebbe la tredicesima. A fare i conti in tasca al signor Rossi, lavoratore ministeriale romano, sono le associazioni dei consumatori Adusbef e Federconsumatori, attraverso una simulazione sulle ipotesi di ricadute economiche. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha fatto sapere che al fondo per Roma Capitale «arriveranno 300 milioni strutturali da adesso al 2046», ma altri strumenti finanziari, per raccogliere le risorse necessarie (circa 500 milioni annui) per ristrutturare il debito, restano disponibili. Nella proiezione elaborata dalle associazioni dei consumatori, si è tenuto conto che il signor Rossi lavori a Roma, appunto, abiti in una zona periferica, sia un impiegato ministeriale, con una busta paga netta di 1.600 euro al mese e utilizzi per 6 giorni alla settimana il Grande raccordo anulare. Anche se al momento lo stesso Alemanno ha escluso la possibilità dell'applicazione di un pedaggio sul Gra così come di una tassa di scopo per la realizzazione di opere pubbliche e investimenti in servizi sociali. Tornando all'elaborazione, Adubef e Federconsumatori hanno quindi considerato una ricaduta di 96 euro al mese per il blocco dei contratti pubblici nel solo triennio; 24 euro per l'utilizzo del Gra 6 volte alla settimana per 50 centesimi a tratta; 4 euro per l'aumento dell'addizionale regionale; 1 euro per l'addizionale comunale; 2 euro per l'aumento delle tariffe rifiuti ed altri 4 euro, sempre al mese, per tariffe di varia natura. Totale: 131 euro al mese, ossia 1.572 euro annui. Giro di vite poi alle missioni, agli eventi, alle manifestazioni e alle spese per le pubbliche relazioni. Chi finora era abituato a viaggiare per lavoro dovrà ridimensionarsi. Stesso discorso per i pachidermi e esorbitanti uffici di pubbliche relazioni. I tagli potrebbero anche portare a un trasferimento del personale che finora era in quei servizi. Sono ridotte del 10% le indennità e i compensi per gli incarichi. Dovranno tirare la cinghia anche i componenti dei consigli d'amministarzione e dei collegi sindacali delle società pubbliche. I loro compensi saranno ridotti del 10%. La manovra colpisce anche quanti vorrebbero fare un concorso nella pubblica amministrazione. Tremonti ha sbarrato l'entrata a ministeri e enti statali bloccando il turn over per altri due anni. Non va meglio per quanti sarebbero pronti ad accontentarsi di un contratto a tempo determinato, come co.co.co. Il decreto infatti taglia le spese della macchina statale per i contratti a tempo determinato; non potranno essere superiori del 50% di quelle dell'anno precedente. Non sono risaprmiati i dirigenti. Le retribuzioni superiori a 90.000 euro l'anno saranno ridotti del 5% e del 10% per la parte eccedente i 130 mila euro. Novità per le pensioni. Ci sarà una sola finestra per l'accesso ai trattamenti di anzianità e di vecchiaia ma le donne del pubblico impiego non avranno sgradite sorprese. nei giorni precedenti era circolata la voce di una accelerazione dell'età di pensionamento. Ieri il ministro Sacconi l'ha smentito.