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Al via il governo duale Tremonti il vero vice

Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti e il premier Silvio Berlusconi

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La parola chiave della conferenza stampa congiunta Berlusconi-Tremonti è «dialettica». Ammette il premier: «Abbiamo discusso la Manovra ma non c'è stato nulla più della dialettica, come è logico che ci sia. Non c'è stato alcun contrasto profondo di idee o scontro». L'immagine è loro due, il premier e il ministro dell'Economia, seduti accanto che si compensano. E, nella sala, in prima fila i rispettivi uomini fidati, Paolo Bonaiuti e Marco Milanese, che si scambiano commenti. E lui, Silvio Berlusconi, alla fine dell'incontro con i giornalisti nella sala stampa li ringrazia entrambi. La giornata di ieri fotografa la situazione reale dei rapporti di forza all'interno dell'esecutivo. Che ormai è sempre più un «governo duale». A due teste: Berlusconi e Tremonti. Non sullo stesso piano, non c'è dubbio. Uno guida e l'altro a fianco, forse appena un passetto indietro. Berlusconi premier e Tremonti sempre più vicepremier de facto. Uno detta la linea e l'altro la esegue. Ma può anche capitare, e in questa Manovra è successo, che sia Giulio a indicare la rotta e l'altro, Silvio, casomai a correggerla: ovviamente dopo un'ampia «dialettica», per usare la parola tanto cara al premier. Il quale, per il solo fatto che ammetta come all'interno della squadra di governo ci sia stata una discussione, consacra il dato che ci siano state - anche soltanto per qualche attimo - due linee. A tratti divergenti. Palazzo Chigi è ancora casa di Berlusconi. Anche i dettagli, soprattutto quelli scenografici, sono parte di un disegno. Il Cavaliere arriva in ritardo alla conferenza stampa, i funzionari più solerti che mai provano i microfoni. Due per il premier al centro del tavolo, uno solo per il ministro dell'Economia piazzato in posizione laterale. Ma pur sempre e soltanto loro due. Tanto che il ministro del Welfare si va gentilmente ad accomodare tra i giornalisti. E già, oggi va in scena il two men show. Due uomini, uno spettacolo. Sono tutte rose e fiori? Non proprio. O meglio, non esattamente. Per esempio nel bel mezzo della spiegazione della Manovra da parte dei titolare di via XX settembre, il capo del governo s'appisola. Sì, esatto, s'addormenta. Pochi istanti ma sono i postumi del troppo lavoro e della voce piatta del suo ministro. Certo, Berlusconi nel periodo in cui è savio riesce a ricordare: «Questi due signori (lui e colui che gli è accanto, ndr) sono stati importantissimi nel salvataggio dell'euro per convincere gli altri Paesi che erano sotto shock a dire sì all'intervento multilaterale: se non c'eravamo noi probabilmente ci sarebbe stata una crisi rilevantissima». E Tremonti evidenzia come la Manovra sia composta da due parti. La prima, dice, è quella sulla competitività; la seconda quella per la stabilizzazione dei conti pubblici. E non è un caso che le elenchi proprio in quell'ordine. Sa che il primo è il punto più caro al presidente del Consiglio mentre il secondo è quello per il quale si è maggiormente battuto. E il Cavaliere incassa, dal canto suo, il fatto che la riduzione delle tasse slitta. A data da destinarsi. Chissà se si farà mai. «Con questa Manovra non ci sarà nessun cambio di programma: realizzeremo il federalismo fiscale e la riduzione delle tasse. È nel nostro dna diminuire la pressione tributaria», confessa Silvio. Che aggiunge: «Noi vogliamo ridurre la pressione fiscale e sappiamo anche da dove cominceremo: dall'Irap per le piccole e medie imprese e dal quoziente familiare». In particolare - fa sapere - «cercheremo di ridurre la pressione sulle famiglie più numerose». Parla Tremonti e Berlusconi lo interrompe in rare circostanze. Giusto qualche correzione ma più di toni che di merito. Gli chiede di ricordare l'apprezzamento dell'Ue alla Manovra, che la Commissione europea ha rimarcato come il decreto sui conti pubblici abbia contribuito all'intera stabilizzazione dell'eurozona, come ci sia un'enorme disparità di trattamento sulle pensioni di invalidità tra Regione e Regione, la compensazione dell'Iva tanto cara agli imprenditori. Ma Berlusconi, si sa, non fa mai nulla a caso. E proprio nel giorno in cui Tremonti fa un passo avanti lui riceve a palazzo Grazioli Italo Bocchino, il finiano con il quale aveva avuto lo scontro più duro. C'è anche Andrea Augello, il trattativista dell'ala finiana. È la riapertura del dialogo con quel mondo. Gli uomini del presidente della Camera chiedono di far ripartire il disegno di legge anti-corruzione e di modificare quello sulle intercettazioni telefoniche. Proprio nel giorno in cui si sancisce sempre più forte l'asse Tremonti-Lega, Silvio riprende a parlare di Casini («La sua casa è il centrodestra») con i finiani antileghisti: «Allora, dove eravamo rimasti?».

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