E il Quirinale dà il via libera
Chel'Italia abbia bisogno di un intervento anche poderoso è fuori dubbio, commenta Giorgio Napolitano da Washington, ma è anche importante che si tratti di una operazione «socialmente equa». Anche perchè così potrà essere «condivisa più facilmente». Revisioni dell'ultima ora a parte il profilo del provvedimento trova però le opposizioni divise. Il Pd si riserva una valutazione attenta nei prossimi giorni ma il primo giudizio del segretario Pier Luigi Bersani non è lusinghiero: «È una Manovra depressiva. È solo - dice dalla Cina - un giro di specchi». Secco anche il no dell'Italia dei Valori che chiede di tornare alle urne, mentre l'Udc sceglie la prudenza e attende di conoscere il testo nei dettagli. Il Pdl non nasconde che per gli italiani si apra una fase all'insegna dei sacrifici ma si dice convinto che le misure siano «equilibrate socialmente e politicamente». Certo questo non toglie che all'interno del governo e della maggioranza vi siano dei dubbi. D'altro canto alcuni capitoli, dal taglio degli stipendi dei manager pubblici alle norme anti evasione che garantiscono la tracciabilità del contante passando per la sforbiciata ai bilanci dei ministeri, sono destinati a passare un vaglio attento dei ministri che hanno invocato modifiche prima del via libera del Consiglio dei ministri. Fra le richieste infatti sul tavolo quella di dimezzare il taglio lineare del 10% che colpirebbe, nelle intenzioni del Tesoro, un'altra volta quasi tutti i dicasteri. Ma nella squadra dell'Esecutivo c'è anche chi come la Lega è pronto a indossare i panni del mediatore per evitare che il superministro dell'Economia finisca sotto accusa: se dovesse servire, assicura infatti Umberto Bossi, «metterò acqua sul fuoco...». Il Carroccio non nasconde che gli interventi siano «molto duri» ma spiega di essere pronto a «fare sacrifici». Anche perché, la fiducia in Tremonti è «piena». Eppure, attacca Bersani, contrariamente alle promesse il governo ha messo insieme solo «tagli indiscriminati» senza lasciare spazio a alcuna riforma strutturale e alcuna misura che abbia come obiettivo la crescita. Un giudizio che non vuole, è però il ragionamento, rappresentare una chiusura preventiva al confronto, soprattutto non dopo l'appello del presidente della Repubblica al dialogo. Tanto che oggi lo stato maggiore dei Democratici si riunirà per esaminare il testo e valutare le misure nel dettaglio.