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Nella lista Falciani spuntano i diplomatici

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MILANO - Sono circa quattrocento le società a cui si riferiscono i 7.000 nomi della lista Falciani, di cui la Guardia di finanza è entrata in possesso da pochi giorni. Secondo quanto apprende l'Adnkronos farebbero parte dell'elenco, sottratto dall'ex dipendente dell'Hsbc, professionisti, avvocati e commercialisti, ma anche operatori nel mondo delle confezioni e della moda. Nella lista ci sarebbero anche nomi di alcuni diplomatici che lavorano per paesi stranieri. L'attività di controlli e verifiche, sui nomi contenuti nel file che sono corredati da informazioni dettagliate, si sta svolgendo nel massimo riserbo. Le Fiamme Gialle sono anche impegnate a verificare nomi di moglie o partenti che potrebbero aver fatto da prestanome. Appena qualche giorno fa il generale Giuseppe Vicanolo, capo del terzo reparto operazioni del comando generale della Guardia di Finanza che mercoledì ha portato in Italia la lista dei clienti italiani della Hsbc sottratta dall'ex dipendente della sede di Ginevra, hervè Falciani, aveva dichiarato: «Il file elettronico ci è stato consegnato dall'amministrazione finanziaria francese, nel rispetto della direttiva europea sulla mutua assistenza in materia di accertamento sulle imposte sui redditi. Si è trattato di un'acquisizione rituale, attraverso canali ufficiali, che potrà ripetersi anche con altri paesi ue inclusi nella lista dell'Ocse». «Il file elettronico - aveva spiegato Vicanolo - contiene le informazioni sui capitali e le attività finanziarie detenute in svizzera da soggetti italiani, persone fisiche e giuridiche». I dati, aveva inoltre precisato, potranno essere utilizzati solo ai fini delle verifiche tributarie e non ai fini dell'esercizio dell'azione penale. Lo schedario era stato richiesto, per rogatoria, dalla procura di Torino, che lo ha ottenuto attraverso i canali diplomatici. La consegna alle Fiamme Gialle era avvenuta nell'ambito di una collaborazione avviata da tempo tra i paesi dell'Ocse che punta a demolire i santuari e i paradisi fiscali. In questo contesto, tra gli investigatori dei Paesi Ocse è attivo uno scambio di informazioni e di dati sistematico e continuo che si prefigge la lotta all'evasione fiscale internazionale, l'interruzione delle frodi fiscali e la verifica di tutti i movimenti di capitali sporchi o sospetti. Oltre alla Procura di Torino - che ha indagini già avviate su conti esteri di presunti evasori piemontesi - saranno di volta in volta coinvolte altre autorità giudiziarie competenti per materia e per territorio. Anche l'amministrazione fiscale sta conducendo accertamenti. Il direttore dell'Agenzia delle Entrate Attilio Befera ha sottolineato nei giorni scorsi che «con l'inversione dell'onere della prova sarà il contribuente a dover eventualmente dimostrare» che i capitali detenuti all'estero «non sono frutto di evasione».

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