Intercettazioni, Bossi: "La fiducia? L'ipotesi finora non è stata ventilata"

È scontro sull'ipotesi di maxiemendamento con fiducia sulle intercettazioni. La possibilità che il rush finale del provvedimento al Senato si possa chiudere con questa soluzione non era stata esclusa in ambienti del Pdl, scatenando sia ieri che oggi la reazione rabbiosa dell'opposizione. Il leader della Lega Umberto Bossi minimizza però questa possibilità sostenendo che «fino ad adesso non è stata ventilata». E all'autorevolezza del leader della Lega, contro l'ipotesi di una fiducia si aggiunge, seppur indirettamente, il 'caveat' lanciato oggi dal presidente della Repubblica nel la lettera che contiene i «rilievi» con cui il Quirinale ha promulgato il decreto legge incentivi. «Ho avuto modo di rilevare, più volte e in diverse sedi - ricorda Giorgio Napolitano nella lettera ai presidenti delle Camere ed al presidente del Consiglio - che in presenza di una marcata eterogeneità dei testi legislativi e della frequente approvazione degli stessi mediante ricorso alla fiducia su maxi-emendamenti, si realizza una pesante compressione del ruolo del Parlamento». Parole che possono essere lette come un monito rispetto a possibili decisioni del governo su un testo fortemente contrastato non solo dall'opposizione, dalla magistratura e dal mondo dell'informazione, e su cui anche da esponenti dell'Amministrazione americana (pur se con postume cautele e successive precisazioni) non sono state nascoste perplessità. Del resto, anche nella maggioranza emergono dissensi sul testo il cui esame sarà ripreso lunedì sera (la convocazione è per le 21:15) dalla commissione Giustizia del Senato. Contrari alla fiducia sono i finiani del Pdl: per Carmelo Briguglio blindare il testo sarebbe «un grave errore politico». «Lo diciamo con chiarezza e per tempo. La legge sulle intercettazioni, per sua natura, deve avere un percorso squisitamente parlamentare - puntualizza - tormentato quanto si vuole, ma senza rischio di interventi liquidatori e ultimativi da parte del governo». E anche l'Mpa minaccia di non votare l'attuale testo se non verrà modificato, fiducia o no. «Se le norme sulle intercettazioni saranno quelle che la maggioranza del Senato tenta di approvare, Mpa non le voterà», annuncia Aurelio Misiti, portavoce del partito di Raffaele Lombardo che a Palazzo Madama può contare su tre senatori. «Le intercettazioni sono indispensabili - sostiene - per mettere argine alla diffusa corruzione nella Pubblica Amministrazione e alle molte ramificazioni del malaffare mafioso. Per questo senatori e deputati Mpa non solo voteranno contro il provvedimento ma non voteranno nemmeno la fiducia qualora il governo la ponesse». L'opposizione non si sposta di un millimetro rispetto alla propria contrarietà. L'Idv con Massimo Donadi si dice «pronta a tutto per la difesa della democratica», Dario Franceschini del Pd annuncia «una battaglia parlamentare durissima» su un testo che per Pier Ferdinando Casini (Udc) «tutela il malaffare e non la privacy» e di cui, secondo il Verde Angelo Bonelli, «i veri mandanti sono Bernardo Provenzano e Totò Riina».