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Fini passa all'incasso "Vigilare sul federalismo"

Gianfranco Fini

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Fini torna a parlare di federalismo. E non è un caso. Il presidente della Camera torna a rimarcare che sulla riforma federale il Parlamento dovrà vigilare, controllare, soprattutto sul fronte dei costi. È un Fini che sotto sotto passa un po' all'incasso. Erano quelli i temi che aveva posto nella tormentata direzione nazionale del Pdl che ormai è già passata alla storia per il battibecco con Berlusconi. Nel frattempo gli uomini vicini al presidente della Camera sussurranno che anche ex esponenti di Forza Italia hanno mostrato perplessità sulla riforma tanto cara a Bossi: nomi non se ne fanno ma i contatti e gli incontri riservati si sono moltiplicati. E poi c'è la Lega, meno spavalda nelle dichiarazioni delle ultime settimane. È dunque un Fini che si sente più sicuro quello che si presenta a Firenze per una lectio magistralis all'Università. Spiega Fini: «Il federalismo è la migliore modalità per procedere alla revisione dell'ordinamento statuale», ma si premura di sottolineare che bisogna respingere «eventuali spinte separatiste o autonomiste». E ancora: «Il Parlamento deve "vigilare" affinchè la riforma federale dello Stato non comporti discriminazioni fra diversi territori». Per questo secondo Fini «Nord e Sud non possono che crescere insieme». E si dice certo che «il Parlamento, mentre si confronta sul federalismo fiscale e ricorda doverosamente i 150 anni dell'Unità d'Italia, saprà farsi garante di questo obiettivo». E quindi invita a non contrapporre unità nazionale e autonomie locali, che sono invece «la piena realizzazione del disegno pluralistico della democrazia previsto dalla Costituente e che trovò applicazione nella Costituzione repubblicana. Le caratteristiche dell'italianità nascono dalla pluralità di territori che caratterizzano l'identità nazionale. Questa pluralità è un patrimonio unico in Europa e nel mondo e se non scade nel localismo è arricchimento, che fa dell'italianità un patrimonio inestimabile». Fini indica in Cavour, «il più grande artefice dell'unificazione italiana», un protagonista della storia del Paese «sempre immune dal cesarismo. Tenne sempre in grande considerazione - aggiunge Fini - il ruolo del Parlamento, tanto da affermare che la sola rappresentazione del popolo si trova in questa Camera». Ovviamente in quell'elogio dell'immunità del cesarismo esponenti vicini al premier ci hanno letto una velata polemica nei confronti di Berlusconi. Tuttavia, un semplice inciso in altri tempi avrebbe infiammato il dibattito politico. Stavolta non è stato così, un'ulteriore conferma del rasserenamento dei rapporti tra i due cofondatori del Pdl.

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