Ferrarotti: «Ormai i Palazzi sono peggio delle osterie»
PierLuigi Bersani si sarebbe dovuto limitare a dire questo, non era poi così difficile». La condanna di Franco Ferrarotti è netta: troppo dare del «rompicoglioni» a un ministro, a una signora, poi. Il sociologo questi toni eccessivi raggiunti dalla politica proprio non li sopporta. Cosa sta succedendo ai politici? Al loro linguaggio? «Una volta quando qualcuno utilizzava parole volgari, toni da osteria gli si diceva "bè il tuo non è certo il linguaggio di un parlamentare". Oggi, invece, sono loro a fare scuola. Non riescono a fare a meno della volgarità quando esprimono le loro idee. È un indice esterno, non certo l'unico, ma comunque preoccupante del livello raggiunto dalla politica e dai politici». Se lo aspettava da Bersani? «No. E mi dispiace molto. Bersani è un politico ragionevole, moderato sia nelle posizioni politiche che nel linguaggio. È un segnale che non va sottovalutato. Non vorrei che si tirasse fuori la solita scusa: "dopotutto è solo un modo di parlare". Dietro le parole, ci sono le cose. C'è tutta una trama della società, c'è il costume. A meno di non voler dar retta al Leopardi quando dice che gli italiani hanno piuttosto usanze e abitudini che costumi. I politici stanno avvitandosi verso il basso. Non è ancora una caduta libera, ma ci siamo quasi». Secondo lei le parolecce servono alla politica? «Assolutamente no. Queste cose non servono né alla politica, né ai politici. Il modo che loro hanno di avvantaggiarsi sugli avversari è tutt'altro. Devono dimostrare che veramente rappresentano l'interesse pubblico e non il loro. In più, in questo momento di crisi, devono dimostrare di saper fare bene i conti, di amministrare il denaro pubblico non solo in modo onesto, ma avveduto». Il «celodurismo», però, ha premiato la Lega ... «La Lega aveva scelto di imitare il linguaggio di tutti i giorni dei propri rappresentati, nell'ambito di una politica prettamente localistica. Però stiamo attenti: una volta ottenuta una rappresentanza consistente, ha abbandonato il trivio. Non stiamo certo parlando di posizioni degne di statisti, ma che hanno una loro credibilità. Mi riferisco ai vari Cota e Zaia: con il successo è arrivata una certa dose di serietà». Quanto c'entrano i salotti della tv in questa escalation del turpiloquio? «La televisione spazzatura ha una bella dose di colpa. Offre all'Italia e all'estero uno spettacolo indecente. Non è neanche avanspettacolo, è peggio. I giornalisti che animano i dibattiti politici, non sono più giornalisti. Assomigliano di più ai tenutari di qualche bordello periferico». Come risalire la china? «La vera crisi italiana è una crisi di formazione del cittadino, a partire dalle parrocchie, le scuole, l'università. Non si educano più i giovani in nome di una malintesa libertà, che in realtà è corruzione di libertà. È mera licenza. I politici hanno ancora una funzione pedagogica importante, lasciassero perdere le parolacce».