Tagli ai consulenti da 200 mila euro
Dirigenti che guadagnano più del presidente della Regione, consulenti strapagati per cinque anni, collaboratori che contano su stipendi da nababbi. Ma nel Lazio la festa potrebbe finire presto. La governatrice Renata Polverini, infatti, assicura che taglierà gli stipendi. Per ora aspetta le mosse del governo, soprattutto perché la norma della manovra che prevederebbe un taglio del 10% delle retribuzioni sopra agli 80-100 mila euro non sarebbe semplice da attuare, in quanto a rischio di incostituzionalità. Ma un modo per risparmiare si troverà. Ne è convinta la presidente Polverini che nei prossimi giorni manderà una lettera ai responsabili delle agenzie regionali per invitarli a cancellare consulenze e sprechi. Per fare in modo che non ci siano più collaboratori da 200 mila euro lordi all'anno o politici trombati con incarichi generosi. Come è accaduto finora nel «collegio degli esperti», un organismo della Regione che ha dato uno stipendio tra i 70 e gli 85 mila euro ad ex assessori esclusi dalle Giunte di Roma e del Lazio. Nei prossimi giorni cominceranno le verifiche soprattutto nelle aziende partecipate dalla Regione. Una galassia sterminata che è sfuggita spesso al controllo. Intanto, i radicali tornano alla carica e chiedono di rendere pubblici retribuzioni e interessi finanziari di consiglieri e assessori, oltre al management di tutti gli enti, aziende, società, agenzie, consorzi e organismi controllati o partecipati dall'amministrazione del Lazio. I consiglieri alla Pisana della Lista Bonino-Pannella, Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo, hanno presentato ieri una specifica proposta di legge. «Polverini, nel suo discorso di insediamento al Consiglio regionale - ha detto Rossodivita - ha affermato di voler rendere questa Regione una casa di vetro. Questo è il primo passo. La nostra anagrafe pubblica degli eletti intende non solo rendere pubblici gli stipendi ma anche gli interessi finanziari di ciascun eletto, i contributi di cui usufruisce per le attività politiche, le spese elettorali, quelle per lo staff, i viaggi e i benefit. Ma anche - ha proseguito - tutte le attività svolte: cosa produce per la collettività, cosa fa rispetto al compenso che percepisce. Tutto questo, ad oggi, non c'è». Secondo la vicepresidente del Senato Emma Bonino, i dati disponibili dovranno essere «aperti ed elaborabili. Attraverso questo metodo, il cittadino potrà capire se il consulente di un'amministrazione è consulente anche di un'altra amministrazione. Questa è una di quelle proposte difficili da realizzare, perché nelle dichiarazioni della domenica sono tutti d'accordo, ma nella realtà dei fatti no». I privilegi dei politici non finirebbero qui. Scoppia infatti la bufera sull'ufficio dell'eurodeputato del Pdl, eletto nel Lazio, Potito Salatto. Ieri il coordinatore del Pd romano, Marco Miccoli, ha chiesto al sindaco Alemanno di «revocare immediatamente l'affitto a prezzo stracciato (615 euro per un ufficio di 180 metri quadrati nel cuore di Prati) che ha fornito all'europarlamentare del Pdl Potito Salatto». Il Pd chiede, inoltre, che «al più presto vengano resi pubblici gli affitti e gli intestatari degli uffici dati in locazione dal Comune di Roma: molto probabilmente ci troveremo di fronte a tanti altri "casi Salatto"». La replica del parlamentare europeo non si è fatta attendere: «La domanda di assegnazione dei locali è antecedente alla mia elezione a deputato europeo e la sede è entrata in funzione a ottobre 2009, peraltro a campagna elettorale già conclusa», ha detto Salatto che è presidente di Assoforum. Un'organizzazione che «non è solo un'associazione, ma un coordinamento di ben 110 associazioni operanti sul territorio romano, di cui 14 romene e 2 composte da donne iraniane in esilio, dunque non assolutamente riconducibili al Pdl. Nello stabile comunale di via Sabotino 4, inoltre, sono presenti anche altre realtà associative diverse da Assoforum. Devo rilevare che i lavori di ristrutturazione dello stabile, che versava in uno stato di evidente degrado, sono stati effettuati totalmente a carico delle associazioni. Sarebbe interessante sapere a questo punto - ha rincarato Salatto - quante associazioni di sinistra occupano locali di proprietà del Comune».