Nadia Pietrafitta Sembra l'ennesimo giuramento di Pontida, ma - assicurano - non lo è.
Èstato il padrone di casa Marco Vinicio Guasticchi, presidente della Provincia di Perugia, a chiarire l'obiettivo principale dell'incontro: «Individuare misure idonee per tenere insieme il Paese». Il punto di partenza degli «stati generali» di Marche, Umbria, Toscana, Lazio, Abruzzo ed Emilia Romagna - ha aggiunto - «è la consapevolezza che le regioni centrali non sono zone residuali, sopravvivenze del passato, ma territori che hanno saputo trasformarsi e che hanno qualcosa da dire anche al resto dell'Italia: la ricerca di un equilibrio e di una modernità che ha saputo tenere insieme sviluppo economico e qualità della vita, crescita e coesione sociale». Il percorso dell'«Italia di mezzo» era già iniziato nell'ottobre scorso con il «Patto di Cagli»: un documento che prende il nome dalla cittadina marchigiana dove i rappresentanti degli enti locali del Centro Italia si riunirono per la prima volta. Tra i promotori di allora c'era anche Matteo Ricci, presidente della Provincia di Pesaro-Urbino, che ieri ha rilanciato: «Siamo l'Italia dell'efficienza solidale. Dalle nostre regioni possono giungere proposte e contributi per affrontare la crisi che stiamo vivendo». A sfatare eventuali timori secessionisti, ci ha pensato il presidente della Provincia di Firenze, Andrea Barducci: «La sfida nazionale della qualità amministrativa non poteva che partire dal Centro Italia. Un tipo di sfida del tutto diversa da quella che porta avanti la Lega, che manda continui messaggi di divisione». Presente a Perugia, oltre al presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, anche il politologo, docente all'Università di Urbino, Ilvo Diamanti. «È importante - ha dichiarato - non ridursi a riserva indiana, immaginando un'Italia divisa in tre con la Lega al Nord, un'altra Lega al Sud e poi quel Pd che qualcuno ha già definito "Lega di Centro". Se non si vuole questo, bisogna che il progetto goda di un sostegno politico trasversale». Diamanti ha anche sottolineato l'importanza di investimenti mirati in aree quali «la coesione sociale, la formazione e l'università». Una crescita del Paese in questi settori potrebbe essere l' unico antidoto al «dilagante senso di frustrazione creato dalla paura per la disoccupazione e per la presenza degli immigrati». Difendere il Centro Italia dalla morsa in cui è stato imprigionato dalle continue richieste che arrivano da Nord e da Sud, serrare i ranghi e rilanciare la sfida facendo - piuttosto - da cerniera, diventare un modello quanto a sviluppo, innovazione, istruzione, tenuta del tessuto sociale. Non sarà l'assalto della Lega Lombarda al Sacro Romano Impero, ma è comunque un'impresa.