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A Roma manca solo la bandiera dei pirati

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Isolegalleggianti che, fianco a fianco, battono bandiere di stati esotici, spesso lontanissimi tra loro. Il nostro viaggio in questi veri e propri «microcosmi internazionali» dei porti del litorale romano inizia da nord. Da Civitavecchia. Il porto turistico Riva di Traiano ospita fino a 1.180 barche e centinaia di nazionalità diverse, a seconda della bandiera battente dalle barche ormeggiate. Sette barche su dieci espongono la bandiera italiana, mentre le restanti 3 battono bandiere straniere, a maggioranza comunitarie. Francia, Germania, Inghilterra, Spagna e Portogallo. Ma anche bandiere di comodo, di esotici paradisi fiscali, magari affiancate a quelle dello stato in cui sono ormeggiate. Così capita di vedere bandiere delle Isole Vergini, di Panama, Nuova Zelanda e perfino del Kazakhstan. Ostia e Fiumicino. Seconda tappa del nostro viaggio. Anche qui sventolano bandiere australiane, statunitensi, neozelandesi e inglesi, che offrono la sensazione di essere ben distanti dal litorale romano. Ma a ben guardare, anche qui sulla maggior parte spicca il tricolore nostrano. Girando lungo le banchine almeno il 70 per cento degli yacht mostra con orgoglio la bandiera italiana: metà di queste però, sono accompagnate da vessilli stranieri, nonostante i nomi delle supernavi siano sfacciatamente italiani. Tra le bandiere più numerose, nel restante 30 per cento, svolazzano bandiere a stelle e strisce Usa, la Union Jack britannica e lo stendardo dei cugini australiani. La situazione cambia radicalmente scendendo a sud, nei porti di Anzio e Nettuno. Qui, le barche battenti bandiere internazionali, perlopiù provenienti da paradisi fiscali, hanno lasciato solo una traccia. La situazione è chiara: Anzio e Nettuno sono la roccaforte sciovinista dei diportisti italiani. Lo conferma Matteo Gragnani, comandante della Capitaneria di Porto di Anzio. «Le percentuali sono presto fatte: il 90 per cento delle imbarcazioni ancorate in zona sono italiane, e un restante 10 per cento è di nazionalità europea. La zona non è molto frequentata da navi o grandi yacht provenienti da Panama o dalle Isole Vergini, e ad ogni modo su queste imbarcazioni prestiamo un'attenzione particolare. Cerchiamo di monitorarle continuamente». (hanno collaborato Cosimo Bove e Valeria Costantini)

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