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Nadia Pietrafitta Le forbici arrivano in Parlamento.

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Conuna nota comune hanno comunicato ieri l'adozione di «un provvedimento di sospensione dei pensionamenti anticipati di anzianità previsti per i dipendenti dei due rami del Parlamento, con effetto immediato e sino al 31 luglio 2010». La misura sarebbe stata adottata così in fretta per evitare una «grande fuga» di dipendenti spaventati dai tagli in arrivo. «Il provvedimento - si legge nella nota - si è reso necessario per consentire ai rispettivi Uffici di Presidenza di definire, nel periodo di sospensione, attraverso il confronto con le organizzazioni sindacali, misure finalizzate a ridurre la dinamica della spesa in questo settore». La scelta dei presidenti delle due Camere di iniziare dalle pensioni anticipate dei colleghi non sembra sbagliata. Le spese previdenziali incidono sui bilanci del Parlamentari per parecchie decine di milioni: 197 milioni di euro a Montecitorio per il 2010 e 83 milioni al palazzo Madama. Deputati e senatori, peraltro, godono di un sistema di prepenzionamento privilegiato e non sono in pochi ad approfittarne. Rispetto a un normale dipendente pubblico, chi lavora alla Camera può anticipare la pensione pagando, dopo 20 anni di servizio, un contributo annuo del 2% della retribuzione: per ogni quota versata si guadagna un anno sull'uscita dal lavoro. In questo modo i dipendenti di Montecitorio riescono in alcuni casi ad andare in pensione poco sopra i cinquant'anni. Non solo anzianità anticipata, comunque. Mercoledì prossimo, Fini e Schifani si ritroveranno insieme per decidere una «manovra» che riguarderà anche gli stipendi e le pensioni dei parlamentari. «Con il presidente Fini riteniamo che sia giusto e doveroso che in questo momento il Parlamento dia segnali concreti, non soltanto proclami. - ha tenuto a sottolineare il presidente del Senato - Stiamo seguendo un percorso di scelte decisionali forti. Mercoledì ci incontreremo con il presidente della Camera, i vicepresidenti e i questori per concordare assieme regole nuove, condivise che incidano sensibilmente sulla riduzione dei costi della politica».

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