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Altre quattro case a sbafo

Il palazzo in via Fagutale a due passi dal Colosseo dove ha acquistato un appartamento l'ex ministro Scajola

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Non solo la casa dell'ex ministro Claudio Scajola, del generale della Finanza Pittorru e della famiglia Balducci. Adesso nell'inchiesta sulle abitazioni acquistate presumibilmente attraverso un giro di denaro gestito dalla «cricca», spuntano altri quattro casi. Episodi che sarebbero stati rivelati sempre dall'autista e uomo di fiducia di Angelo Balducci, il tunisino Ben Laid Hidri Fathi. Proprio lui avrebbe riferito ai magistrati della procura di Firenze che sarebbero di più le operazioni immobiliari «illecite» compiute dai personaggi coinvolti nella maxi inchiesta sui grandi appalti e sulle abitazioni comprate in cambio di favori. Almeno una ventina di volte avrebbe portato denaro per possibili acquisti di abitazioni. Un'altra tegola, dunque, si abbatte sul mondo politico e impreditoriale che ha avuto contatti professionali, e non, con alcuni degli indagati. I magistrati toscani, che lavorano in tandem con i colleghi di Perugia per far luce sulla presunta corruzione e giro di «mazzette» nel mondo degli appalti, sono infatti convinti che esistano altre operazioni immobiliari irregolari, delle quali abbiano beneficiato gli amici della «cricca», che a loro volta, avrebbero così ottenuto appalti milionari. Una convinzione che è stata messa nera su bianco anche nella richiesta di custodia cautelare nei confronti di Angelo Zampolini, l'architetto legato al costruttore romano Diego Anemone, interrogato ieri pomeriggio per tre ore dai pm di Perugia. Provvedimento che però è stato respinto dal Tribunale del Riesame umbro. Proprio ieri, all'architetto Zampolini sono stati chiesti chiarimenti sui primi quattro casi in cui l'indagato si sarebbe reso disponibile, «per membri del gruppo e soggetti comunque riconducibili all'entourage di Anemone, alla raccolta della provvista per l'acquisto degli immobili - hanno scritto i pm - pure essendo soggetto formalmente del tutto estraneo alla compravendita in atto». Ecco i conti fino ad oggi in mano alla magistratura. «L'approfondimento delle prime quattro operazioni sospette - scrivono ancora i pm - ha già delineato un quadro preoccupante circa la finalità delle stesse, mentre rimangono da approfondire ulteriori operazione di analogo tenore (in relazione alle quali le indagini sono ancora in corso) tenuto conto che la somma complessiva di cui alle segnalazioni che riguardano il soggetto (Zampolini, ndr.) è pari a 2 milioni e 878 mila euro». La somma delle operazioni sulle quali indagano i pm, per ora, è pari a 900 mila euro per l'immobile di Scajola, 285 mila e 520 mila per le abitazioni della famiglia del generale della Finanza e 435 mila euro per una casa intestata a Lorenzo Balducci. Il tunisino, comunque, avrebbe detto ai magistrati che una ventina di volte avrebbe consegnato assegni su richiesta della «cricca». «Pensavo di fare un favore a Balducci», ha detto infine Zampolini ai pm di Perugia Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi.   L'architetto avrebbe anche fornito dettagli sugli episodi già accertati dagli inquirenti sull'acquisto dei quattro immobili che Anemone avrebbe finanziato. Durante l'interrogatorio dell'architetto Zampolini è stato anche toccato il caso del contributo fornito da Diego Anemone nell'acquisto dell'appartamento per il genero di Ettore Incalza, capo della struttura tecnica dei ministri delle Infrastrutture che si sono succeduti, Lunardi e Matteoli. Stando alle indiscrezioni, i pm hanno posto domande all'indagato su una serie di lavori che avrebbe effettuato in ambito istituzionale (ristrutturazioni di palazzi dello Stato). Lavori che erano appuntati in alcuni file sequestrati nel pc dello stesso Zampolini, che avrebbe ammesso di aver effettuato il cambio di 520 mila euro di Diego Anemone in assegni circolari utilizzati per contribuire all'acquisto della casa di Alberto Donati, genero di Ercole Incalza. Una circostanza, anche questa, riscontrata documentalmente dagli investigatori e sulla quale, quindi, l'architetto non avrebbe potuto negare.  

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