Il Nord offende Roma
Questa volta a metterci la faccia è proprio l'Umberto. Il tempo per difendere la candidatura di Venezia alle Olimpiadi del 2020 è ormai agli sgoccioli e allora il Senatùr scende in campo, indossa la maglia di "ambasciatore" a Roma della causa veneziana e, parlando da Palazzo Balbi, sede della giunta del Veneto, annuncia: «Io cercherò di trascinare il Presidente Berlusconi dalla parte giusta cioè verso Venezia perché davvero non credo ci sia nessuno che voglia escluderla». Così il leader del Carroccio dimostra apertamente di tifare per la candidatura della Serenissima e, dando man forte a tutti quegli amministratori del Nord che, indipendentemente dal partito di appartenenza, hanno lottato per conquistare i Giochi, tesse le lodi della città lagunare: «Venezia è una Capitale morale, ha una storia e senza di lei non ci sarebbe l'Europa, l'Occidente e - ricordando la battaglia di Lepanto - neppure il cristianesimo. Una Capitale non solo antica ma anche moderna. Roma è importante ma Venezia ha qualcosa di più: è amata». Una vera e propria dichiarazione d'amore in tipico spirito leghista. Quelle frasi che riempiono il cuore a Bossi che il suo popolo ama ascoltare. Una strategia vincente fatta di una regola sempre uguale: rievocare il glorioso passato delle proprie terre e su questo gettare le fondamenta per sostenere tutte le battaglie. A volte però questo non basta e, anche se, per il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, la candidatura di Venezia ha «tutte la carte in regola per vincere», la sfida con Roma potrebbe risultare perdente per i nordisti. La Capitale infatti sembra destinata a giocarsi ancora una volta la chance a cinque cerchi: un via libera atteso per domani, quando il Coni, dopo aver riunito prima la Giunta e poi il consiglio nazionale, annuncerà il verdetto che, salvo clamorosi colpi di scena, sembra già scritto. Basta infatti confrontare i progetti proposti dalle due città per capire che la candidatura capitolina appare più convincente. Tra i punti di forza dei Roma 2020 c'è la compattezza dei siti olimpici. Infatti tutta la manifestazione viene compresa in un'ellisse il cui semiasse maggiore è di 12,5 km, con tempi di percorrenza medi dal Villaggio olimpico ai campi gara di 14 minuti. Cosa che invece non può garantire Venezia che, oltre a non avere ancora un Villaggio olimpico (ne è prevista la costruzione a poca distanza dall'areoporto), vedrà le varie discipline olimpiche disclocate in tutta la regione: a Venezia, ad esempio, il tennis, la vela, il ciclismo, a Treviso il canottaggio, il ciclismo e il rugby, a Padova gli sport equestri e a Vicenza, Udine, Verona e Trieste il calcio. Anche sugli impianti la Capitale sembra avere la meglio sulla città lagunare: a Roma i Giochi saranno organizzati in 42 impianti dei quali 33 esistenti mentre a Venezia le strutture esistenti sono solo il 65% del totale. Numeri che, conseguentemente, spiegano anche la diversità di badget delle due candidature: Roma ha fatto una stima di 42 milioni di euro mentre la rivale è arrivata a 60. Discorso inverso invece è quello che riguarda gli alloggi dove sembra essere messa meglio Venezia con un'Area Olimpica che conta oltre 300 mila posti letto disponibili e dove sono stati già individuati i principali alberghi destinati a ospitare il Cio, l'Hilton Molino Stucky e Hotel Daniel, per un totale di 623 stanze. Roma invece ha a disposizione 74.948 stanze nel raggio di 10 km dal centro della città, di cui 49 mila in hotel, mentre quelle nel raggio di 50 km sono 113.674. Ora quindi, se la partita dal punto di vista strutturale sembra essere stata vinta da Roma, l'unico modo che ha Venezia per recuperare è puntare agli appoggi politici. Così si spiega l'intervento di Bossi che ha giocato l'ultima carta disponibile: fare leva sul premier. E in questo il Senatùr sa essere molto efficace tanto che le sue parole non lasciano spazio a interpretazioni: «Venezia è la Capitale della Padania e vogliamo abbia il giusto riconoscimento dato che i lombardi e i veneti sono quelli che, più di altri, contribuiscono a finanziare l'Italia». E se questo non fosse ancora sufficiente eccolo lanciare un chiaro avvertimento: «Se Venezia avesse le Olimpiadi non farebbe insorgere nessuno». Una minaccia? Chi lo sa? Unica cosa certa è che ai leghisti piace mantenere le promesse.