Maxiriciclaggio da 2 miliardi A Scaglia concessi i domiciliari
Ilgip del Tribunale della Capitale, Aldo Morgigni, gli ha concesso gli arresti domiciliari. Il pronunciamento del giudice per le indagini preliminari è giunto dopo che la Procura aveva dato parere favorevole alla concessione dei domiciliari. Scaglia era stato arrestato perchè ritenuto dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dai sostituti Bombardieri , Di Leo e Passaniti, coinvolto nel maxiriciclaggio di due miliardi di euro. Per il manager piemontese l'accusa è di associazione a delinquere finalizzata all'evasione fiscale. Ad indurre i magistrati di piazzale Clodio ad esprimere parere favorevole per la scarcerazione anche il lungo interrogatorio sostenuto da Scaglia il 12 aprile scorso. In quella circostanza, al termine di un interrogatorio fiume, l'ex numero uno della società telefonica avrebbe fornito ai pubblici ministeri chiarimenti in merito ad alcune operazioni messe in atto da Fastweb e al centro dell'inchiesta che ha portato all'arresto di oltre 50 persone ribadendo che lui non era a conoscenza dell'illecità dei fatti che avvenivano in azienda. Il 18 marzo scorso il Riesame aveva rigettato la richiesta di scarcerazione. Secondo l'accusa Scaglia sarebbe coinvolto in particolare nella vicenda della maxievasione di 365 milioni di euro che sarebbe avvenuta attraverso un complesso meccanismo di operazioni attuato da Fastweb e Telecom Sparkle. Il 14 maggio scorso la moglie di Scaglia, Monica Aschei ha inviato una lettera al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per chiedere di «di poter far luce sul caso e su quelli delle tante persone che, come mio marito, si trovano ingiustamente in carcere». «Mio marito - proseguiva la lettera - si è sempre dichiarato innocente, estraneo ai fatti che gli vengono contestati, peraltro già oggetto di un precedente chiarimento con la magistratura inquirente. Spinta dalla delusione e dalla forte amarezza, con la responsabilità di dare certezza anche ai tanti lavoratori delle nuove iniziative imprenditoriali intraprese da mio marito, le chiedo di fare chiarezza sul caso». Il Quirinale rispose con una lettera scritta dal consigliere sulla materia, Loris D'Ambrosio. «Sono persuaso - si legge - che la magistratura non mancherà di provvedere con equilibrio e tempestività sulla posizione di suo marito, tenendo in ogni conto esigenze di indagine e prospettazioni difensive». I legali di Scaglia, Piermaria Corso e Antonio Fiorella, tornano a ribadire l'innocenza del loro assistito: «In questo periodo non è emerso alcun indizio e tantomeno alcuna prova a conferma del teorema iniziale dell'accusa secondo il quale l'ing. Scaglia "non poteva non sapere" che si stesse realizzando una frode fiscale da parte di una organizzazione criminale esterna a Fastweb. Sarebbe stato giusto non carcerarlo».