Il sogno del Pd: governissimo
Il Partito Democratico non si arrende all'idea di un Berlusconi ancor più rafforzato dal suo diktat sulla corruzione. E cioè fuori dal partito e dagli incarichi ministeriali quelli che si trovano coinvolti in indagini e procedimenti giudiziari. Niente da fare. Ancora una volta dimostrando la disconnessione dalla realtà politica, la sinistra prefigura scenari catastrofici e impone anche condizioni. Così ieri Dario Franceshini, capogruppo del Pd alla Camera, intervistato da Lucia Annunziata a «In 1/2 ora» ha chiarito di esssere pronto a qualunque cosa su «un eventuale governo di emergenza, di unità nazionale, che superi Berlusconi e vada oltre Berlusconi». «Se succedesse - ha spiegato l'ex segretario del Pd - che il governo arrivasse ad una crisi, o che Berlusconi decidesse che la crisi è troppo complicata, che ha troppe lacerazioni nel Pdl, che le vicende giudiziarie che stanno girando intorno alle persone a lui vicine sono troppo complicate. Se decidesse insomma di fare un colpo di mano provocando le elezioni anticipate pur avendo la maggioranza, è chiaro che di fronte all'emergenza - di fronte al tentativo di Berlusconi di elezioni per portare ad una svolta autoritaria, liberarsi degli ultimi ingombri, di Fini e di quelli che gli danno fastidio e avere mandato totale - di fronte all'emergenza si dà risposta di emergenza». Una tesi contro la quale hanno immediatamente fatto fronte comune gli uomini del Pdl. «Prima Casini, poi Franceschini: non esiste al mondo un'opposizione che perda tutte le elezioni e pretenda di andare al governo. Dopo questo governo ci sono le elezioni e una nuova vittoria di Berlusconi». Così ha risposto il ministro per l'Attuazione del Programma di Governo, Gianfranco Rotondi. Ma altrettanto duro è stato il commento del coordinatore nazionale del Pdl Sandro Bondi: «L'aspetto più deleterio delle dichiarazioni di Franceschini non consiste nel parlare di un governo tecnico che superi e vada oltre Berlusconi, un'astrattezza che equivale a voler sospendere la democrazia, ma il fatto che baloccarsi in tali inutili elucubrazioni significa di fatto rinunciare a svolgere il ruolo che spetta all'opposizione: quello di occuparsi dei problemi del Paese preferibilmente secondo uno spirito costruttivo e responsabile». Stessa posizione anche per il vice presidente dei deputati del Pdl Osvaldo Napoli che ha spiegato come come le «speranze di Franceschini sono infondate almeno quanto ridicoli sono i suoi timori. Non c'è nessuna svolta autoritaria alle porte, nè mai le elezioni, sia pure anticipate, sono state foriere di minacce simili». Al coro contro la posizione espressa da Franceschini si è unito anche Francesco Pasquali, coordinatore nazionale dei giovani del PdL (Giovane Italia): «L'opposizione dimostra ancora una volta tutta la irresponsabilità che la caratterizza. Franceschini getta la maschera e ammette che la sinistra non sa conquistare la guida del Paese in modo democratico. Il Pd oltre la sindrome dell'antiberlusconismo oggi conferma di avere addirittura paura degli elettori». Infine un'apertura ma senza il sottofondo antiberlusconiano è arrivata da parte dell'Udc. Per il segretario Lorenzo Cesa «finalmente anche dalle parti del Pd qualcuno si sveglia e capisce che la deriva dipietrista può prosperare solo sulla catastrofe del Paese: maggioranza e opposizione responsabile devono convergere per evitare che anche in Italia si verifichi quanto sta accadendo in Grecia. Per quanto riguarda la conduzione di questa nuova fase politica non spetta a noi dare alcuna indicazione, per il rispetto che si deve nei confronti del Presidente della Repubblica». Logico, invece, l'appoggio riscosso da esponenti del Pd. Tra questi Giorgio Merlo (Pd), vice presidente della commissione di Vigilanza Rai che ha detto: «Chi oggi parla di elezioni anticipate è semplicemente un irresponsabile. Lavora per il tanto peggio tanto meglio. Tanto nella maggioranza quanto all'opposizione». «Su questo versante -ha sottolineato- Franceschini ha ragione. E se il governo Berlusconi cadesse, a maggior ragione si imporrebbe la necessità di un governo delle larghe intese. L'unica proposta politica -ha concluso Merlo- per non imboccare strade imprevedibili o un vicolo cieco per la stessa democrazia nel nostro paese».