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Da Bossi stop a Casini: "E' inutile come Fini"

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Umberto Bossi

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Bossi si mette di traverso. Se l'intesa tra Berlusconi e Casini sembra ormai a un passo, il Senatùr si mette in mezzo. Il suo non è un veto, un no secco. Ma certamente è uno stop di cui il Cavaliere deve tenere in conto. Il leader della Lega parla da Sesto Calende, paesino del Varesotto, dove si è tenuta la storica gara di «tiro alla fune» tra la sponda piemontese e quella lombarda del fiume Ticino, organizzata dalla Lega a Castelletto Ticino (in provincia di Novara) e appunto Sesto Calende. E cosa dice il ministro delle Riforme: «Berlusconi vuol tirar dentro nel governo anche Casini. Quando c'era Casini tutti i giorni ne combinava una. Allora non lo so se è utile». E aggiunge: «La strada si deve fare solo con tutti quelli che mantengono la parola». I giornalisti gli chiedono di chiarire il senso delle sue parole e l'Umberto spiega: «Bisogna stare attenti al ritorno di Casini perché altrimenti si passa di male in peggio: i democristiani è meglio lasciarli perdere a mio parere». Poi però aggiunge: «Poi il leader è Berlusconi, non ho ancora parlato con lui». E Berlusconi? Per il momento tira dritto. È sempre più preoccupato da possibili sviluppi delle inchieste giudiziarie. Così come si era stupito del caso Scajola, allo stesso tempo è più che perplesso invece sulle novità che arrivano dal caso Bertolaso. Se in un primo momento era sceso pesantemente in campo a difesa del sottosegretario e titolare della Protezione civile, ora mantiene un imbarazzato silenzio. Aspetta gli sviluppi degli eventi e si fa sempre più largo nella sua mente di rimpastare il governo e il partito sfruttando i cambi in vista alla guida delle presidenze di commissione previsto a fine mese. Che c'entra questo con l'Udc? Tutto si tiene, si lega. La crisi è dura, il governo si appresta a varare una Manovra pesante. Le inchieste incombono e potrebbero indebolire il governo. Il federalismo fiscale è sempre più un rebus. A questo punto un rafforzamento della maggioranza sembra sempre più necessario anche in chiave anti-Fini. All'esterno, ovviamente, il Cavaliere si mostra più forte che mai. E in un messaggio inviato a Palermo a un convegno organizzato da Carlo Vizzini chiarisce: «Gli italiani si fidano di noi, di un governo che raccoglie la loro esigenza di sviluppo, libertà, opportunità e che rende l'Italia protagonista in Europa». «Siamo il Governo del fare e continueremo a lavorare», assicura il premier. L'irrigidimento delle posizioni dimostra che le trattative sono arrivate a un punto di svolta. Prevale la tattica sebbene proprio la Lega si era mostrata, prima delle dichiarazioni di Bossi, morbida nei confronti di Casini. Roberto Calderoli aveva detto sottolineato come «l'Udc ha cambiato atteggiamento» e, soprattutto sul federalismo fiscale, «ci parleremo». E fonti berlusconiane in serata facevano notare: «Lasciate fare Bossi, vuole capitalizzare. Quando capirà che Casini è necessario anche per il federalismo non userà più quelle parole». Berlusconi marcia sulla sua strada. Sembra sempre più convinto a lanciare un appello al senso delle responsabilità delle opposizioni per affrontare il momento sempre più difficile e delicato. L'Udc potrebbe dare la sua risposta già nella convention di fine settimana a Todi. E non si scompone sulle frasi di Bossi tanto che il capogruppo al Senato Gianpiero D'Alia se la cava con una battuta: «Le dichiarazioni di Umberto Bossi sembrano la riproposizione della favola di Esopo: la volpe diceva che l'uva era acerba perché non arrivava a coglierla». In altri tempi sicuramente si sarebbe dato spazio al veleno. E il rimescolamento di carte in corso all'interno del Pd è ulteriore conferma del fatto che a sinistra s'avvertono scricchiolii sempre più forti che paiono annunciare un vero e proprio smottamento in arrivo.

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