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Silvio s'avvia a fare pulizia

SIlvio Berlusconi

In un pc i segreti della cricca

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Poche parole e assolutamente inequivocabili. Silvio Berlusconi rompe il silenzio. In realtà lo fa con un nota scritta visto che l'influenza e le placche alla gola lo lasciano ancora a casa a Palazzo Grazioli: «È inaccettabile che l'elenco dei clienti di una azienda venga presentato dai giornali come una lista di colpevoli», attacca. Il riferimento è evidentemente alla lista Anemone, il libro mastro dell'azienda finita al centro dell'inchiesta del G8. Una lista nella quale compaiono molti vip anche se, a prima vista, sembrerebbero lavori leciti al punto che la Procura non li ha nemmeno acquisiti. Questo non vuol dire che Berlusconi assolva tutti. Anzi, nel suo comunicato ci tiene a sottolineare: «Se ci saranno uno, due, tre casi di comportamenti illegittimi saranno i magistrati ad accertarlo. E in questa ipotesi ci sarà severità di giudizio e di decisione nei confronti di chi fa politica ed ha responsabilità pubbliche. Nessuna indulgenza e impunità per chi ha sbagliato». Chi sbaglia paga, dunque. Il Cavaliere pronuncia di fatto quelle parole. Una frase che sembrava uscita dal lessico della politica. E serve al leader del Pdl per rivolgersi soprattutto al suo elettorato. Il solo caso Scajola ad inizio settimana era già costato tra un punto e un punto e mezzo nei sondaggi. Avanti con i giorni ha fatto perdere più di due punti percentuali. La casa è uno dei pochi linguaggi che comprendono tutti gli italiani e soprattutto ha colpito il popolo dei piccoli proprietari che prevalentemente vota centrodestra. Berlusconi se ne rende conto. Sa che questa storia rischia di travolgere il Pdl e di sicuro lui non ci vuole rimettere la reputazione per chi piuttosto se ne è approfittato del suo nome o della posizione acquisita all'interno del partito e del governo. Però. C'è un però nel ragionamento di Berlusconi. Ed è nella parte finale del comunicato laddove ci tiene a rassicurare tutti gli italiani che non siamo al dilagare del malcostume, a una nuova Tangentopoli. Ma a casi circoscritti. Enumera: uno, due o tre. Invita a non generalizzare: «Per favore - sono le parole usate nella nota -, basta con queste assurde isterie, con queste liste di proscrizione che gettano aprioristicamente ed indiscriminatamente fango su persone innocenti».   Quello che ha colpito Berlusconi è stata quella lista Anemone. Non era agli atti giudiziari. Proveniva infatti dagli atti di una visita fiscale fatta alcuni mesi fa dalla Guardia di finanza. Il fatto che spunti fuori così, all'improvviso e non si sa perché, fa impressione a Palazzo Grazioli. Perché lascia capire che ormai siamo fuori dal mero campo giudiziario. Viene spiattellata una lista di clienti: «Messa così sui giornali sembra una lista di ladri, di corrotti, di chissà che. Chi l'ha letta può pensare qualunque cosa», ragiona Berlusconi con le poche persone che lo hanno raggiunto a telefono. In questo clima può saltare fuori qualunque cosa. È addirittura peggio, vista dal premier, di un verbale di un interrogatorio, di una intercettazione telefonica. Perché almeno quelli sono atti che sono nel campo della giustizia. Le liste come quelle di Anemone (in cui per giunta compaiono i nomi del capo della Polizia, di funzionari dei Servizi, di ufficiali) rischiano di scrivere «condanne senza che ci sia nemmeno un reato», come dice un deputato molto vicino al Cavaliere. Quel che appare però ormai chiaro è che lo stesso Berlusconi sta giocando un'altra partita. Sa che dalle inchieste verranno colpiti altri ministri. E comunque quelli che sono stati coinvolti sono il cardine della sua azione. Scajola era l'uomo che ha strutturato Forza Italia, era l'uomo forte contraltare di Tremonti: Bertolaso è l'uomo delle emergenze, l'uomo del fare, colui al quale Silvio ha guardato alle volte come il suo potenziale successore; Verdini è il partito, il Pdl. Venuti meno questi punti fondamentali, Berlusconi ha capito che gli tocca giocare una nuova partita, in un campo più aperto. Fuori dai confini del Pdl. Fuori anche dai confini del centrodestra. Non è un caso che ieri Pier Ferdinando Casini sia comparso dagli schermi dei Tg Rai per commentare le parole del Capo del governo. «Sulla corruzione - ha detto il leader dell'Udc ai microfoni del Tg3 - oggi sono state dette cose importanti dal presidente del Consiglio ma ora passiamo dalle parole ai fatti». E quel generico «fatti» sembra un messaggio cifrato. Senz'altro vogliono significare un messaggio di sfida. Come dire: stai dicendo che farai pulizia, vogliamo proprio vedere se ne sarai capace. Ma possono anche essere interpretare in un altro modo: abbiamo tanto parlato, vediamo se fai sul serio. La nota di ieri di Berlusconi segna la fine di un'epoca. O almeno il tentativo di voltare pagina. Quale sarà il nuovo capitolo che si va a scrivere forse è presto per dirlo. Ma se fino ad oggi la politica ha assistito a un Berlusconi messo un po' all'angolo, alle strette, obbligato a difendersi, il Silvio di ieri è la plastica raffigurazione di un premier che è uscito dall'angolo. Pronto a fare pulizia al suo interno, anzitutto. E ormai pronto ad avviare sul serio le riforme. Per la precisione una grande riforma. Le trattative con l'Udc e anche con spezzoni del Pd da ieri sono ufficialmente cominciate.  

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