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"In Sardegna lavori trasparenti"

Ugo Cappellacci

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Inchiesta sull'eolico in Sardegna, la procura di Roma ha inserito nella lista degli indagati per abuso d'ufficio e concorso in corruzione, anche il presidente della Regione Ugo Cappellacci. Il suo nome era già finito nelle intercettazioni dei carabinieri del Ros con quelli di Flavio Carboni e del coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini. Le intercettazioni che lo riguardavano si riferivano a incontri, sollecitati da Verdini e poi effettivamente avvenuti, tra Cappellacci e Carboni, a capo di un gruppo di imprenditori interessati alla partita delle energie rinnovabili in Sardegna, in pressing per ottenere la firma di un accordo di programma con gli industriali da lui rappresentati. «Ho appreso di essere indagato nell'ambito della vicenda riguardante gli investimenti nell'eolico, aspetto tranquillo e fiducioso nel lavoro della magistratura di conoscere i fatti e le circostanze oggetto di indagine», ha detto Cappellacci. E ancora: «Sono certo che emergerà con tutta evidenza la correttezza, la trasparenza e il rigore del lavoro della Giunta. Sin dai prossimi giorni trasferirò questa mia consapevolezza al Consiglio Regionale». L'inchiesta, comunque, sarebbe concentrata su terreni nel Sulcis-Iglesiente, che sarebbero di proprietà della famiglia del presidente del Consiglio regionale, Claudia Lombardo, che potrebbe quindi anch'essa finire nel registro degli indagati. La vicenda riguarderebbe i progetti sull'eolico presentati, all'assessorato regionale dell'Industria, da privati a partire dal 2009. Il governatore, prima di essere indagato, affermò che sull'eolico le posizioni della Giunta erano chiare: no alle pale off shore, gestione diretta da parte della Regione degli impianti a terra per evitare i pericoli paventati da più parti. «Ci hanno persino accusato di essere talebani - aveva argomentato Cappellacci - per aver privilegiato l'interesse pubblico. Sulla partita delle rinnovabili mi ha contatto l'universo mondo. Ma non ho mai ricevuto richieste meno che lecite».   La procura di Roma, però, vuole vederci chiaro. Iscrive nel registro degli indagati due uomini di fiducia di Cappellacci: prima il direttore dell'Arpa Sardegna Ignazio Farris, poi il commissario dell'Autorità d'ambito (Ato), Franco Piga, che ieri ha presentato le dimessioni. Entrambe le nomine si basano su uno stretto rapporto fiduciario con il governatore: per questo non solo l'opposizione - che sollecita il presidente a riferire in Aula al più presto sulla vicenda - chiede le dimissioni di Farris e Piga, ma lo fa la stessa maggioranza di centrodestra con il capogruppo del Pdl in Consiglio regionale Mario Diana. Con Verdini, Carboni, Farris e Piga, e ora anche Cappellacci, sotto inchiesta per corruzione finiscono il costruttore Arcangelo Martino, il consigliere provinciale di Iglesias Pinello Cossu e il magistrato tributario Pasquale Lombardi. I blitz dei carabinieri del Ros puntano ora a fare luce sugli intrecci tra politica e imprenditori del «vento». Per questo motivo sono stati acquisiti documenti negli uffici della Presidenza e in quelli degli assessorati dell'Urbanistica, competente nel rilascio di nulla osta paesaggistici, dell'Industria e dell'Ambiente. Contemporaneamente gli investigatori stanno raccogliendo informazioni tra i dirigenti e i funzionari della Regione per capire i passaggi formali che regolano l'arrivo delle delibere in Giunta. Sulla partita dell'eolico indaga non solo la procura di Roma, ma anche quella di Cagliari. I pm sospettano che vi siano infiltrazioni mafiose nell'assegnazione delle aree, nella zona industriale di Macchiareddu, alle imprese interessate a installare le pale per produrre energia dal vento. Due giorni fa i vertici del Consorzio industriale si sono detti assolutamente tranquilli: «Qui da noi - hanno chiarito - la mafia non è mai entrata».  

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