Il discount del mattone per la casta
Ci siamo. La misura è colma. Da adesso in poi le mele marce verranno allontanate dall'albero, qualunque esso sia. In un Paese che tutto perdona e tanto dimentica c'è una cosa su cui nessuno può permettersi di scherzare: la casa. Quella comprata dall'ormai ex ministro Scajola di fronte al Colosseo, grazie all'aiuto di un benefattore nell'ombra, ha aperto una breccia pericolosa. La «lista Anemone» ha fatto il resto. Adesso gli italiani temono che mentre loro faticano per comprarne una dopo anni di lavoro o per non perderla a causa della crisi o del caro affitti, ci sia qualcuno a cui un appartamento viene regalato o ristrutturato a poco - troppo poco - in cambio di chissà quali favori. E allora vogliono sapere. È vero che alcuni uomini di potere hanno comprato o rimesso a posto casa con gli sconti? Se di Scajola, Bertolaso e altri clienti di Anemone ci diranno gli inquirenti di Perugia, ci sono altre storie che non bisogna dimenticare. Era il 1996 quando Il Giornale di Vittorio Feltri lanciò la campagna «affittopoli», e da allora tante volte gli organi di stampa hanno cercato di raccontare la disparità di trattamento che spesso esiste tra uomini di potere e comuni mortali quando si tratta di immobili. Ha un ruolo quasi simbolico in questo racconto il palazzo Inpdai di via Velletri a Roma. Siamo a due passi da Villa Borghese, a cinque minuti da piazza Barberini. Il padre di Walter Veltroni, dirigente Rai, ottenne un appartamento in affitto nello stabile negli anni Cinquanta. L'ex leader del Pd - che ancora vive lì - nel '95, travolto dalle polemiche chiese che gli fosse aumentato il canone. Nel 2005, però, la moglie Flavia Prisco acquistò l'appartamento al primo piano, da 190 metri quadri, per 373 mila euro grazie alle agevolazioni previste dall'ente. Ha fatto un affare simile negli anni '90 Pier Ferdinando Casini con la moglie di allora Roberta Lubich. Comprarono un'intera palazzina nel quartiere Trieste grazie al meccanismo degli sconti collettivi. La famiglia Mastella, ha invece beneficiato nel 2004 degli ottimi prezzi cocessi da Initium, società di Pirelli e Generali, per comprare ben cinque appartamenti (per un totale di 26 vani) su Lungotevere Flaminio a poco più di un milione di euro. Sempre nel 2004 la stessa società ha concesso diritto di prelazione e sconto anche all'ex ministro Mario Baccini (15 vani alla Balduina per 875 mila euro). Nel 2003 sono bastati 327 mila euro a Luciano Violante e consorte per aggiudicarsi 70 metri quadrati coperti più due terrazzette (ex Ina) sui Fori Imperiali. Nel 2005 è stato il segretario della Cisl Raffaele Bonanni a fare il colpaccio: otto vani in zona piazza Mancini per poco più di 200 mila euro avendo comprato un appartamento dell'Inps. Finiti sui giornali per affari troppo ghiotti anche l'ex presidente della Camera Franco Marini, il senatore Udc Francesco Pionati, il vicepresidente del Csm Nicola Mancino e la figlia Chiara - presenti, peraltro, anche nella «lista Anemone». A politici, dirigenti sindacali, giornalisti, insomma, non piace solo parlare di «emergenza casa». Loro alla casa - la propria - ci tengono davvero, al punto da mandare a quel paese in diretta tv chi fa domande scomode. L'importante è che si trovi in zone incantevoli, sia bella grande e - soprattutto - non costi troppo. E allora, forse, ancora una volta avevano ragione gli italiani: meglio dimenticare.