In un pc i segreti del tesoro della cricca
Caccia al tesoro della «cricca» nei paradisi fiscali. Milioni e milioni di euro che potrebbero essere stati portati all'estero in contanti o attraverso versamenti bancari. Denaro che sarebbe stato versato in banche anche dopo lunghi viaggi in automobile attraverso i Paesi europei. Da San Marino a Lussemburgo. E non solo. Questa convinzione adesso arriva anche dai magistrati di Perugia che indagano sulla presunta corruzione per ottenere grandi appalti e ricambiare i favori con tangenti o acquisti di immobili per imprenditori e politici. Dopo la procura di Firenze, che ha intercettato più volte alcuni degli indagati mentre erano in viaggio verso San Marino, ora anche i colleghi umbri hanno chiesto una serie di rogatorie per poter raccogliere documentazione sui conti correnti riconducibili ai personaggi coinvolti nella maxi inchiesta sulla quale lavorano i magistati di Firenze, Perugia e Roma. I sostituti procuratori perugini, Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi, hanno sequestrato il computer del commercialista del «gruppo Anemone», Stefano Gazzani, il personaggio che, secondo gli inquirenti, avrebbe gestito gli interessi leciti e illeciti del costruttore romano Diego Anemone scarcerato dopo tre mesi di detenzione nel carcere di Rieti. E che sarebbe andato a San Marino per versare denaro in alcune banche straniere, accusa che comunque ha sempre respinto attraverso i suoi legali. Il Tribunale del Riesame di Perugia, intanto, ieri non ha ravvisato le esigenze cautelari per Claudio Rinaldi, l'ex commissario dei Mondiali di Nuoto, e il commercialista Gazzani. In udienza i sostituti procuratori hanno detto di ritenere ormai scemate le esigenze cautelari anche nei loro confronti, mentre per Angelo Zampolini sono state considerate del tutto cessate per l'apporto dato all'indagine. Il reato principale contestato nel nuovo troncone d'inchiesta a Gazzani, Rinaldi e Zampolini, architetto legato al costruttore Anemone, è associazione per delinquere finalizzata a commettere una «serie indeterminata» di reati di corruzione, abuso di ufficio e riciclaggio. Lo stesso addebito per il quale risultano indagati anche Diego Anemone, Angelo Balducci, Fabio De Santis e Mauro Della Giovampaola, il nucleo, secondo gli inquirenti, della «cricca». Al centro dell'inchiesta i lavori per i campionati del Mondo di Nuoto, il vertice del G8 che doveva tenersi alla Maddalena e le celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Le indagini di Perugia, comunque, puntano anche a scoprire se e quando è stato riciclato denaro nel corso degli anni dalla cricca. Si tratta di assegni circolari usati, secondo la procura umbra, per contribuire all'acquisto di case per l'ex ministro Claudio Scajola, Lorenzo Balducci, uno dei figli di Angelo, e della figlia del generale della Guardia di Finanza Francesco Pittorru. Soldi che gli investigatori sospettano siano riferibili sempre a Diego Anemone. All'esame degli stessi inquirenti, anche la posizione dell'ex procuratore aggiunto romano Achille Toro. La sua iscrizione sul registro degli indagati ha infatti determinato lo spostamento delle indagini da Firenze a Perugia. Insieme a lui è coinvolto anche il figlio Camillo, che in base alle indagini dei magistrati, avrebbe informato gli indagati dell'attività degli inquirenti attraverso il padre. Si starebbe aggravando, inoltre, la posizione del generale della Guardia di Finanza Francesco Pittorru alla luce del mancato ritrovamento di una scrittura privata, della quale ha parlato lo stesso Pittorru, che proverebbe, secondo il generale, un prestito da lui contratto con l'imprenditore Diego Anemone. Per dimostrare le sue parole, il generale si è impegnato a esibire una scrittura privata. Successivamente però avrebbe riferito ai pm che quel documento gli è stato rubato e ha invitato i magistati a chiederlo ad Anemome. Durante una perquisizione, però, il documento di cui parla Pittorru non è stato trovato dagli investigatori. La tanto discussa «lista Anemone», infine, recuperata in un computer dell'imprenditore durante i controlli effettuati in una delle società del gruppo nell'ottobre del 2008 e arrivata in procura a Perugia nei giorni scorsi in seguito alle indagini sugli appalti, è ancora avvolta da un velo di mistero. Fino ad oggi, infatti, tutti i personaggi presenti nella lista hanno respinto qualsiasi favore ricevuto dal costruttore romano. La procura di Perugia intende adesso sentire in tempi brevi l'ex ministro Claudio Scajola, come persona informata sui fatti, dopo che è stata stabilita la competenza a indagare della procura di Perugia.