Torna il gelo tra Fini e Berlusconi
Ma Gianfry si consola con Veltroni
Niente incontri con i vertici del Pdl «fino a quando non ci saranno risposte politiche ai problemi che ho sollevato». Poche parole ma che dipingono esattamente il quadro del rapporto che in questo momento esiste tra i due cofondatori del Pdl. Gianfranco Fini decide di non incontrare Denis Verdini, incaricato la sera prima dallo stesso premier di tentare di ricucire lo strappo. Non solo. Il presidente della Camera si sarebbe molto infastidito per la mossa di Berlusconi di "inviargli" un intermediario. Dall'altra parte, il Cavaliere, davanti all'ennesimo "sgarbo" dell'ex leader di An, non fa particolari commenti. Con la ferma volontà di gettare nuova benzina sull'infuocato rapporto con Gianfranco Fini. E, allo stesso tempo, con la semplice constatazione che i tempi di un faccia a faccia fra lui e il presidente della Camera semplicemente non sono maturi. A questo punto difficile dire quando e se ci sarà il famoso faccia a faccia chiarificatore tra i due cofondatori. Fini non sembra voler mollare continuando a ripetere di non aver mai chiesto un appuntamento. Motivo per cui, quando l'altra sera dopo il vertice pidiellino a casa del premier, è uscita l'indiscrezione secondo la quale Berlusconi aveva dato mandato a Verdini di incontrare il presidente della Camera, Fini è andato su tutte le furie. Non voglio essere preso in giro, sarebbe stato il ragionamento dell'inquilino di Montecitorio. Nel corso della direzione nazionale - ha spiegato ad alcuni fedelissimi - ho sollevato problemi politici come la lotta alla corruzione e i costi del federalismo che oggi si sono rivelati più pressanti e reali. Attendo ancora delle risposte politiche su queste questioni. Alla faccia dei tanti pontieri che da giorni tentano di preparare il terreno della riappacificazione. Del resto i finiani avevano già fatto capire che il presidente della Camera non si fida più dei suoi ex compagni di An passati sotto le bandiere berlusconiane. Dalle parti di Palazzo Grazioli invece la musica è completamente diversa. Parlando ai coordinatori ieri, il presidente del Consiglio spiega di essere anche disposto a metterci una pietra sopra. Ma ad una condizione, con dei paletti ben precisi. E cioè che Fini «deve stare dalla nostra parte al 100%, assicurare la blindatura dei provvedimenti e avrà la comprensione di tutto il Pdl, già è molto...». Il premier ripete di non capire lo scopo finale dell'ex alleato, quale sia l'obiettivo vero. Con la crisi economica e in prossimità di una manovra il premier spiega di avere altre questioni da affrontare, «se qualcuno vuole prendersi la responsabilità di far cadere il governo lo faccia». E ancora: «Dire che ho comprato La Russa e Gasparri è un'offesa intollerabile», è l'incipit del suo ragionamento, «a lui non debbo nessuna risposta politica, la verità è che vuole rompere e ora vuole farci saltare i nervi». Insomma, il clima tra i due sembra essere tornato quello della direzione nazionale del Pdl. Con sempre più lontana la possibilità di ricucire lo strappo. Ci hanno provato i pontieri e ci stanno ancora provando. Roberto Menia è stato accolto ieri dal premier e ha suggerito che il chiarimento debba esserci «vis a vis». Stesso concetto espresso con i suoi dalla terza carica dello Stato che continua a dire che non ci saranno imboscate in Parlamento. Ma sui contenuti «si tratta». Berlusconi è convinto però di avere i numeri necessari per governare e ritiene un "bluff" la disponibilità manifestata dai giorni scorsi dal presidente della Camera a dialogare. Del resto il bigliettino scritto da Fini per Veltroni («Fare pace? Fare finta!») e pizzicato da alcune agenzie viene letto nell'ambiente berlusconiano come la prova delle manovre della terza carica dello Stato. Ma ora i fari sono puntati sull'Aula: in particolar modo sul provvedimento sulla cittadinanza e sulla Commissione Giustizia alla Camera dove figurano ben cinque finiani, compreso il presidente Giulia Bongiorno. «Sulla cittadinanza rischiamo di andare sotto, Fini ha già l'accordo con Casini e in Commissione state certi che cercheranno di non far passare più nulla...», osservano fonti parlamentari del Pdl. L'ipotesi di un incontro tra il premier e il presidente della Camera torna dunque in alto mare. Il Cavaliere non ha intenzione di incontrare Fini. Anche se sullo sfondo resta la preoccupazioni per le possibili conseguenze giudiziarie: i quotidiani hanno puntato il dito contro Ercole Incalza, capo della struttura di missione del ministero delle Infrastrutture. Ed è solo uno dei tanti tasselli.