È arrivata la nuova Tangentopoli? La domanda si aggira come un fantasma nei palazzi della politica
GianniDe Michelis, che visse in prima persona il 1992, non nasconde che, tra quella stagione e il presente ci siano delle analogie. «La principale - spiega - è che Tangentopoli si verificò in un momento delicato per l'economia che subì uno schock dopo la fine della Guerra Fredda. Oggi il momento è ancora più delicato». Come reagire? «Un po' di saggezza del guaio comminato dovrebbe spingerci a non ripetere ciò che accadde allora». Cioè? «Dovremmo lasciare che la giustizia faccia il suo corso. Per questo, fossi stato in Scajola, non mi sarei dimesso. Considero ancora una follia la sfilza di ministri che nel '93 si dimisero al solo annuncio di un avviso di garanzia che poi, nella stragrande maggioranza dei casi, non si tradusse mai in una condanna o in un processo». Quindi tutto finirà in una bolla di sapone? «Occorre tenere i nervi saldi. Il che non significa coprire gli illeciti, ma applicare lo Stato di diritto che non è la giustizia sommaria a mezzo stampa». Che giudizio dà di ciò che sta accadendo? «Quello che mi colpisce è che si tratta di una vicenda bipartisan cominciata in un contesto politico e proseguita quando lo stesso è stato ribaltato. Per questo la gente ha la sensazione che Mani Pulite non sia servita a niente e oggi sia peggio di allora. Perché gli stessi che di giorno fingono di litigare di notte si mettono d'accordo per colludere». Crede che l'offensiva giudiziaria sia il frutto di un complotto? «Non mi sembra. Certo, si tratta di cose ben note da anni. C'era tutto il tempo per accorgersene. Ma la mia impressione è che ci si trovi davanti ad un sistema fuori controllo». La strada del voto anticipato potrebbe essere un modo per salvare la politica? «Assolutamente no. Sarebbe una follia. Mi auguro piuttosto che il sistema tenga duro. In questo momento c'è bisogno di qualcuno che tenga la mano salda sul timone. Se c'è un consiglio che posso dare a Berlusconi è quello di rafforzare il governo allargandone la base. Non abbiamo bisogna né di un esecutivo raso al suolo senza nemmeno gli avvisi di garanzia come nel caso di Scajola, né di un governo che si autosciolga per andare alle elezioni evitando così di dare al Paese le risposte di cui ha bisogno».