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Bilancio, Capitale a rischio dissesto

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Il Campidoglio, Roma

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Sull'orlo del dissesto. Si può riassumere così la situazione delle casse del Comune di Roma. Un allarme, quello del sindaco Alemanno rilanciato a gran voce ieri, quando il centrosinistra capitolino è sceso in piazza per protestare contro la mancata approvazione del bilancio di previsione. Un atto politico grave, in un momento delicato che «costringe» il sindaco a rimettere in piazza «i panni sporchi del Campidoglio», quando sarebbe opportuno e necessario fare fronte comune sul governo per fare in modo che quei 500 milioni dovuti a Roma Capitale non siano più una «goccia» da pregare di anno in anno ma fondi strutturali garantiti e stabiliti per sempre. «Ho avuto dei colloqui pubblici e privati con Veltroni, per informarlo che con questo atteggiamento della sinistra siamo costretti a ritirare fuori il buco lasciato in eredità. In un momento - dice Alemanno - in cui occorre dire basta alle polemiche e andare tutti insieme dal governo per chiedere quanto ci è dovuto. Il momento è difficile e la disciplina economica di Tremonti sarà durissima anche per gli enti locali. Come presidente del Consiglio dell'Anci posso dire che il ministero ha autorizzato a tutti i Comuni di posticipare l'approvazione dei bilanci». A fare la fotografia delle casse capitoline, l'assessore Leo e il neo commissario straordiario del governo per la gestione separata del debito, Domenico Oriani che entro il 15 giugno presenterà il reale stato dei conti attuali e pregressi. Quello che è certo è che il debito certificato al 28 aprile 2008 è di 9,6 miliardi di euro; che il Comune deve pagare 560 milioni all'anno di rate di mutui e che, in gestione ordinaria, ha già anticipato 690 milioni di euro alla gestione di rientro. Ed è proprio su quel piano di rientro varato nel 2008 da Alemanno e Berlusconi, che il sindaco chiarisce, senza polemica. «Il trasferimento di 500 milioni di euro l'anno era stato stabilito con decreto del consiglio dei ministri per finanziare integralmente il piano di rientro. Un trasferimento da decidere però anno per anno. - ricorda Alemanno - poi siamo entrati in una crisi mondiale gravissima e c'è stato il terremoto in Abruzzo, per questo il trasferimento per il 2010 non è stato completo. Noi faremo sforzi enormi, taglieremo tutti gli sprechi ma vogliamo un bilancio in equilibrio, un obiettivo che non possiamo raggiungere se contestualmente dobbiamo pagare i debiti». Rispetto al buco di 9,6 miliardi di euro occorre distinguere lo squilibrio fisiologico del bilancio della Capitale: Roma ha strutturalmente più uscite che entrate a causa dei contributi statali inferiori rispetto a tutti gli oneri di una Capitale. Poi, secondo Alemanno, c'è una mala gestio che verrà appurata dalla Corte dei Conti. Il presidente della commissione Bilancio, Federico Guidi ha poi annunciato l'avvio di una commissione d'inchiesta per fare luce sulle casse capitoline. Ma è al futuro che si guarda con preoccupazione. «Da oggi abbiamo 45 giorni per evitare il dissesto - ammette Alemanno - e il governo e il parlamento devono evitare che questo accada. All'opposizione chiedo quindi un atto di responsabilità e di unirsi a noi per fare in modo che questi 500 milioni di euro l'anno non siano più sottoposti alla finanziaria di ogni anno ma un trasferimento certo di quanto è dovuto alla Capitale».

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