Berlusconi prepara il predellino morale

Ancora ieri, con chi lo ha incontrato, Silvio Berlusconi si è limitato a fare una smorfia e ad allargare le braccia. In vestaglia perché bloccato a letto da un’improvvisa febbre e un forte mal di gola che lo ha costretto anche a disertare il Consiglio dei ministri, il premier ormai sbuffa a sentire nominare Gianfranco Fini. E a chi come Fabrizio Cicchitto e Denis Verdini continua a insistere per avviare una trattativa, si limita a rispondere: «Fate voi. Per me basta così, non ho tempo da perdere». E Fini, vola a Castiglion Fiorentino e prende in mano il suo copione da un mese a questa parte. Un giorno bastone, un giorno carota. Un giorno tira, un altro molla. Una tattica da vietcong. Lancia la pietra e nasconde la mano. Se due giorni fa non ha voluto vedere Verdini, l'ambasciatore del Cavaliere, ieri ha fatto sapere: «Non credo alle marmellate politiche nelle quali alla fine tutti i sapori si confondono, anche se oggi sono superate le differenze ideologiche». Insomma, Fini non sembra intenzionato ad andare con Casini e affini. Non solo, ma tiene a puntualizzare: «Chi pensa che il gruppo di parlamentari che si riconosce attorno alle questioni che io pongo possa avere come obiettivo far cadere il governo, tendere imboscate, rendere più difficile l'azione di governo, non ha capito assolutamente niente». Ieri Generazione Italia ha compiuto un altro passo in avanti annunciando il suo board. Parole che Berlusconi accoglie ostentando un'evidente indifferenza. Non è questo che preoccupa il presidente del Consiglio. È la crisi economica anzitutto. A due deputati (l'ex finiano Laboccetta e Milanese, braccio destro di Tremonti) che l'hanno incontrato in serata ha ripercorso le tappe del salvataggio europeo. E ha confermato che il governo procederà con pesanti tagli della sanità e, soprattutto, con la centralizzazione degli acquisti dei macchinari e tagli nei trasferimenti ai Comuni. In mattinata invece aveva visto il ministro della Giustizia Alfano e il suo avvocato Niccolò Ghedini. Con loro si è soffermato sull'altro tema del giorno, le inchieste della magistratura. Di sicuro, un po' a spizzichi e bocconi nel corso della giornata, con chi ci ha parlato, Berlusconi ha manifestato più di una perplessità sulla situazione. È convinto che la questione casa, come la vicenda Scajola, abbia fatto breccia tra gli elettori e in particolare tra quelli del Pdl. Non nega che c'è il caso di qualcuno che abbia approfittato della situazione, che si possa essere arricchito. Ma molto è gonfiato dai media. Sa che nei prossimi giorni arriveranno altre bordate dalle inchieste giudiziarie, quello che non esita a definire un «killeraggio mediatico» per colpire il suo governo con accuse anche false. E non è disposto a stare con le mani in mano a subire. Per questo ha dettato una linea chiara: «Non possiamo lasciare ad altri la questione legalità. Anzi, siamo noi che vogliamo lanciare una grande questione per far fuori i corrotti. Non dimenticate che il disegno di legge anti-corruzione porta la mia firma. È opera mia. Sono io che dico agli altri di fare fuori i ladri». Attacca il Cavaliere: «Non si può buttare tutti nel tritacarne, così si assiste solo ad uno sciacallaggio inconcepibile». Lo sciacallaggio probabilmente si riferisce alla lista Anemone con i lavori fatti nelle varie case dall'impresa che era al vertice della cricca. Insomma, ci sono fatti leciti: e i protagonisti vanno difesi. E ci sono fatti illeciti, o comunque riprorevoli moralmente: e il premier non ha intenzione di subire, vuole essere il primo a far pulizia al suo interno. Quello che si sta preparando è una vera e propria campagna. Di comunicazione, certamente. Ma non solo. Il Cavaliere intende anche mettere mano al partito ed estirpare le mele marce. In questo modo toglierebbe anche un'arma che Fini sembra intenzionato a puntare sul Pdl.