A destra si va all'attacco

Il centrodestra s'indigna e parla di «massacro mediatico» o di «macelleria giudiziaria», l'opposizione chiede che le indagini vadano avanti «fino in fondo» su quei fatti che ieri, con la diffusione della «lista Anemone» non appaiono più una «somma di casi», ma configurano un vero e proprio «meccanismo». Attacca il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto: «Siamo in una situazione per un verso paradossale per un altro verso gravissima: prima vengono offerti in pasto elenchi di nomi poi, chissà quando, verranno fatte le indagini. Nel frattempo ogni nome è offerto al massacro mediatico, indipendentemente dalle ragioni per cui esso si trova nel computer di Anemone. Ovviamente il segreto istruttorio è praticamente annullato da tempo e in compenso ci troviamo di fronte all'ennesima lista di proscrizione». Non ci sta neanche Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera: «Smettiamola con la macelleria mediatico-giudiziaria. Persone perbene vengono sbattute oggi in prima pagina come fossero mostri. Questo è semplicemente inaccettabile. Non possiamo cedere alla logica del "tutti dentro", se ci sono illeciti la magistratura saprà accertarli. Nel frattempo smettiamola di celebrare processi sommari sulle pagine dei giornali». Si rifà a un episodio storico per commentare la situazione Margherita Boniver: «Chi sbaglia paga, questo è chiaro. Tuttavia le "tricoteuses" (ovvero le donne che durante la rivoluzione francese si piazzavano in prima fila per assistere alla ghigliottina, ndr) sono di nuovo al lavoro. Dando in pasto all'opinione pubblica centinaia di nomi apparsi sull'agenda di un costruttore, si compie il miracolo di suscitare grande scandalo e contemporaneamente di ignorare tutte le norme di garanzia». Per la deputata del Pdl «naturalmente non sapremo mai se qualcuno di queste centinaia di nomi avrà commesso illeciti: in compenso sono già tutti condannati in base al giustizialismo cosi di moda oggi. In nessun'altra democrazia avviene questo scempio d'immagine». La Lega, con Federico Bricolo, si preoccupa di far sapere che l'esecutivo non è a rischio: «Le inchieste non rallenteranno l'azione del governo e le riforme che la maggioranza sta portando avanti in un clima costruttivo. Per quanto ci riguarda la magistratura farà il suo corso e se qualcuno ha sbagliato ne risponderà in prima persona». Il ministro per l'Attuazione del Programma, l'irpino Gianfranco Rotondi, scende in campo a difesa del vicepresidente del Csm: «Chi conosce Nicola Mancino può confermare la sua storia di adamantina onestà, e può confermarsi nell'idea che si tenta continuamente di coinvolgere personalità in una vicenda dai contorni poco chiari».