Rivoluzione nel Lazio

Riorganizzazione del sistema sanitario senza derogare alle linee guida della centralità del paziente e del miglioramento dell’offerta. Insomma, la sanità laziale uscirà rivoluzionata e «dimagrita» ma non abdicherà alle sue funzioni di assistenza. Questo il contenuto del «Programma sulla salute» il manifesto di governo della governatirce del Lazio Renata Polverini redatto dai tecnici del Pdl. Una cinquantina di pagine per articolare in dieci punti la nuova concezione della sanità: centralità del paziente, semplificazione di accesso al servizio sanitario, integrazione dei servizi socio-sanitari, riduzione del numero delle Asl, superamento della concezione «contabile», riconversione dei fattori di spesa senza tagli indiscriminati, verifica della qualità delle prestazioni, controllo della spesa (anche di quella farmaceutica, al di sopra della media nazionale), appropriatezza delle prestazioni e integrazione tra pubblico e privato. La premessa è semplice quanto drammatica: la sanità del Lazio è un sistema ormai schizofrenico ed economicamente al collasso, con un debito astronomico (9,9 miliardi) produce altro debito, senza peraltro garantire ai cittadini un'adeguata assistenza, con un forte squilibrio tra l'offerta nella Capitale e nelle altre province. La conclusione è altrettanto semplice quanto ambiziosa: il servizio sanitario regionale va completamente trasformato e reso produttivo. Un'impresa da libri di storia. La Polverini ha intenzione di tener fede alle promesse fatte in campagna elettorale, quando garantì: «Sin dal primo giorno mi occuperò della sanità. Intendo farlo personalmente». Già dal prossimo fine settimana, inizierà a discutere coi partiti della coalizione delle nomine tecniche, premessa indispensabile per procedere alla «ri-vo-lu-zio-ne». Primo passo: la riduzione delle Asl previo commissariamento. Da dodici passeranno a sei: due in provincia di Roma e una ciascuna per le altre province. Con un passaggio intermedio: quelle romane passeranno prima da otto a quattro. Primo step il 31 dicembre 2010; operazione conclusa nel primo triennio di governo per un risparmio stimato tra i 711 e i 785 milini di euro. La riorganizzazione prevede l'accorpamento delle aziende, delle funzioni amministrative e della gestione del personale, risparmiando anche sul costo del management. Secondo passo: la riorganizzazione della rete ospedaliera e il riordino dei posti letto. Quelli per acuti diminuiranno a fronte del potenziamento dei servizi di Day hospital e Day Service, dell'attivazione dell'Osservazione Breve e del potenziamento dei servizi diagonistici. I piccoli ospedali verranno riconvertiti in Presidi territoriali di prossimità e Unità territoriali di assistenza primaria e i posti letto per acuti riconvertiti in Rsa, Hospice e poliambulatori multispecialistici. Le liste d'attesa abbattute con percorsi diversi tra emergenza-urgenza e attività programmata. La rete ospedaliera e il parco tecnologico verranno ammodernati. Gli obiettivi sono chiari: contenimento della criticità finanziaria senza sforbiciate indiscriminate, taglio e riconversione dei posti letto in eccesso senza penalizzare il territorio dove verrà potenziata l'offerta socio-sanitaria, aumento della specializzazione, lotta all'inapropriatezza dei ricoveri e delle prestazioni. In ogni provincia verrà istituito un Dea di II livello e verrà riqualificata l'azienda Ares 118 per garantire la «rete dell'emergenza». La riqualificazione prevede, in generale, la razionalizazzione e il miglioramento della rete d'assistenza e processi clinico-assistenziali più efficienti. Per far ciò il terzo passo necessario è la creazione di una Direzione regionale di governance a stretto contatto con la Presidenza e finalizzata al controllo della spesa sanitaria e farmaceutica, della qualità e omogeneità dei livelli di assistenza e della congruità del rapporto costi-prestazioni. La governance sarà, insomma, il braccio armato del presidente da cui dipenderà tutto il sistema. Il modello a cui ispirarsi sarà quello inglese e della Regione Lombardia con la distinzione tra soggetti erogatori di prestazioni (con la crescente aziendalizzazione degli ospedali) e pagatori (le Asl dotate di personalità giuridica). Le strutture private in convenzione verranno tutelate per garantire l'integrazione pubblico-privato, l'offerta in eccesso non sarà tagliata ma riconvertita e verranno ridefiniti i criteri d'accreditamento, accelerando i tempi. Indispensabile, infine, per completare il quadro, il potenziamento dei servizi sociali, tra cui la «rete delle fragilità», l'assegno di cura (con la costituzione di un Fondo regionale per la non autosufficienza), l'assistenza domiciliare e l'incremento della prevenzione con la Direzione unica e un finanziamento pari al 5% del fondo sanitario regionale.