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Casini e un nuovo rapporto con il Cav

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Ch'eglidel resto ha già immaginato anche alla guida di un governo di sostanziale emergenza, riconoscendone sia la legittimità derivante dai suoi successi elettorali sia le capacità, sperimentate proprio in questi giorni a livello internazionale. Dei rifiuti giunti dalle opposizioni alla sua proposta, quello di Antonio Di Pietro non ha sicuramente sorpreso Casini, che conosce bene l'ex magistrato, anche se prima delle elezioni regionali di fine marzo ne cercò imprudentemente il consenso per progettare una specie di comitato addirittura di liberazione nazionale da Berlusconi. Che era sospettato di puntare alle elezioni politiche anticipate. Non deve avere sorpreso Casini più di tanto neppure il no del capogruppo del principale partito d'opposizione alla Camera, l'ex segretario Dario Franceschini. Alla cui corrente, o area, il professore Roberto D'Alimonte ha praticamente spiegato nei giorni scorsi, tra sorrisi e successive citazioni di compiacimento durante un convegno, che al Pd non serve corteggiare l'Udc dopo la prova delle elezioni regionali. In occasione delle quali Casini ha perso metà o quasi del suo elettorato quando si è alleato con la sinistra, non risparmiandole in Piemonte una sconfitta particolarmente cocente. Sorprendente e sprezzante dovrebbe essere invece apparso all'ex presidente della Camera il no oppostogli dal segretario in carica del Pd Pier Luigi Bersani, che non gli ha riservato neppure la cortesia di discutere della sua proposta in una riunione di direzione del partito, tanto rischioso deve essergli evidentemente apparso un passaggio del genere. Accertata e denunciata la vocazione delle altre componenti dell'opposizione all'impotenza, Casini smentirebbe la sua convinzione di trovarsi alle prese con una situazione di emergenza se non si offrisse anche da solo alla maggioranza per allargarne i confini e aggiornarne il programma con misure anche impopolari. Dalle quali egli ha accusato gli attuali partiti al governo e gli altri che sono all'opposizione di rifuggire per paura di perdere troppi voti. Visto che il Pd di Bersani e l'Italia dei Valori di Di Pietro si sono sottratti al confronto per inseguire un'astratta e velleitaria "alternativa" a Berlusconi, l'ex presidente della Camera ha ora l'occasione di mettere alla prova la maggioranza e al tempo stesso di dimostrare la sincerità delle proprie preoccupazioni per il Paese, smentendo quanti, fra i suoi ex alleati di centrodestra, ne hanno dubitato o ne dubitano sospettando manovre diversive. Sembrano d'altronde cambiati negli ultimi tempi anche i rapporti particolarmente tesi di Casini con la Lega, passati da una reciproca e totale ostilità ad una certa, pur cauta attenzione.

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